Cultura

Caminito, giovani più autolesionisti

'L'acqua del lago non è mai dolce' proposto a Premio Strega 2021

Redazione Ansa

GIULIA CAMINITO, L'ACQUA DEL LAGO NON È MAI DOLCE (BOMPIANI, PP 304, EURO 18,00) - La fierezza di una madre, Antonia, che combatte contro un mare di ingiustizie, che lotta per avere una casa per la sua famiglia disastrata con quattro figli e un marito infermo dopo essere caduto da un'impalcatura. La sfida all'infelicità di Gaia, bambina e poi adolescente nel vuoto degli anni Duemila, voce narrante di un romanzo spietato in cui la scrittura è come una lama che sa toccare anche la poesia. Ne 'L'acqua del lago non è mai dolce' Giulia Caminito cambia passo rispetto ai suoi libri precedenti e guarda dentro e fuori di sé per raccontarci in prima persona cosa ha significato il passaggio a questo nuovo secolo per chi oggi ha trent'anni, come lei, nella provincia di Roma, sul lago di Bracciano, dove è nata.
    "Ho voluto scrivere un libro eccessivo, che portasse all'esasperazione alcuni sentimenti, anche generazionali. Noi che opinioni avevamo? Dove eravamo? A cosa pensavamo? Mi sono accorta di un grande vuoto e di un grande senso di frustrazione di quegli anni e per questo ho provato a costruire una protagonista, Gaia, molto individualista, piuttosto egoista, che guarda con disprezzo a ciò che la circonda e si sente sempre privata di qualcosa. Esasperandola volevo provare a raccontare il sentimento di quegli anni, soprattutto nella provincia. Anni poco fertili dal punto di vista degli ideali, delle proiezioni, degli sguardi al futuro" dice all'ANSA la Caminito che con 'L'acqua del lago non è mai dolce', pubblicato da Bompiani, è stata proposta al Premio Strega 2021 da Giuseppe Montesano.
    "Avevo già provato nel 2019 con 'Un giorno verrà' che non è entrato fra i 12. Riproviamo, vediamo come va. Sono molto contenta della candidatura di Montesano, ma ci sono tanti altri bei libri, anche della Bompiani, non so che scelte faranno.
    Questo romanzo rappresenta qualcosa di diverso per me e partecipare al premio, se gli verrà data l'occasione, è un modo per farlo viaggiare di più, soprattutto in questi tempi in cui non posso andare da nessuna parte. Sarebbe molto importante" spiega la scrittrice che fa l'editor ed è al suo terzo romanzo.
    "Per fortuna molte cose sono cambiate. I ragazzi e le ragazze di oggi sono nati e cresciuti con le nuove tecnologie, mentre per noi sono entrate in campo da un certo punto in poi. Ho visto andando nelle scuole, parlando con loro, più interesse, più partecipazione come sui temi ambientali. Segnali che c'è qualcosa di più vivo" dice la Caminito. E aggiunge: "i social se da una parte hanno modificato il modo in cui i giovani raccontano se stessi e comunicano con gli altri, dall'altra in qualche modo li hanno messi in contatto con i temi globali. Noi invece sbirciavamo qualcosa alla televisione, 10 minuti del telegiornale che vedevano i nostri genitori, i giornali non li compravamo mai e così finiva la nostra informazione" afferma.
    Esile, con le lentiggini e i capelli rossi, un po' sfortunata, Gaia vive in una famiglia che ha difficoltà materiali, economiche, identitarie di cui la casa diventa un simbolo.
    "Dalla difficoltà dell'abitare germinano tutte le altre privazioni. Le case, quei luogo che danno il senso di essere radicati, adesso nella pandemia sono al centro della nostra vita" spiega la Caminito che nel libro, senza poterlo immaginare, ha raccontato i problemi che lockdown ed emergenza sanitaria hanno scardinato.
    Così gli scoppi d'ira e la violenza inaspettata, imprevedibile, liberatoria di Gaia, che arriva quasi ad ammazzare un'amica, vive il dolore del suicidio di un'altra e le difficoltà nell'amore e con se stessa, ci dicono qualcosa dei problemi attuali. "Stanno saltando un po' le pentole a pressione. Più si sta chiusi minore è la possibilità di sfogo, più si sente che si è tagliati fuori, frustrati, più si carica il senso autodistruttivo. Noi siamo una generazione di profonda violenza che non è solo quella verso gli altri, è anche e soprattutto quella verso se stessi. La bulimia, l'anoressia, l'autolesionismo sono tutte forme di autosabotaggio che appartengono moltissimo alle persone della mia età e ai ragazzini che si stanno formando in questi anni. E gli effetti del 2020 li vedremo soltanto a distanza" dice.
    Un autosabotaggio che viene dal precariato. "E' un tema di cui si è parlato moltissimo e sembra un luogo comune ma, in realtà questa dimensione frustrata, precaria e borghese, in cui si è abituati a una vita che ti funziona bene grazie alla famiglia, non riesce a proiettarti in una dimensione futura in cui costruire qualcosa. Ed è questo non sapere, questo non sguardo a portare a un senso di spaesamento e annichilimento in cui spesso ci si colpisce da soli" sottolinea la scrittrice. La prima parte del romanzo, che non è autobiografico e neppure autofiction, è dedicata all'infanzia e quindi alle mura domestiche e alla madre. Nella seconda parte, quella dell'adolescenza, Gaia crea una parete tra la casa e l'esterno che rappresenta i problemi, le esasperazioni, i rapporti con le amiche che non funzionano. "E' come se lei creasse una doppia personalità: quella privata e quella pubblica" dice. La vita della protagonista "è più amara, più opaca, difficile da definire, non ha un gusto preciso" come l'acqua del lago che si dice sia dolce ma non ha questo sapore" afferma la Caminito.

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