Cultura

Note stonate a New York per Mussolini

Noir storico del musicista Leveratto attorno al Metropolitan

Il silenzio della fine, Pietro Leveratto

Redazione Ansa

    PIETRO LEVERATTO, ''IL SILENZIO DELLA FINE'' (SELLERIO, pp. 306 - 15,00 euro).
    Arturo Toscanini, dopo essere stato violentemente aggredito da un masnada di fascisti, abbandona l'Italia per lavorare solo all'estero, stabilendosi dal 1938 negli Stati Uniti, senza mai smettere di professare le proprie idee e dare pubblicamente duri giudizi sull'Italia di Mussolini. Nel romanzo di Leveratto, musicista Jazz, compositore e docente al Conservatorio di Santa Cecilia, siamo anni prima, nel 1932, ma questo non toglie che il personaggio del celebre direttore italiano Andrea Bergallo appaia ispirato dal grande maestro. Del resto tutto il libro e il racconto hanno una precisa base storica, documentata, che ne è il fascino, anche se talvolta spiegata con il rischio che il tutto appaia un po' didascalico. Naturalmente sono d'invenzione i fatti principali e i tre protagonisti della vicenda, a cominciare dal gran musicista ebreo austriaco David Weissberg di pessimo carattere, e per questo ormai allontanatosi da Bergallo un tempo suo amico fraterno e oggi direttore artistico del Metropolitan, e poi Bruno Gaetz, stretto collaboratore di Wissberg, e la camicia nera antemarcia e un tempo compagno di esilio di Mussolini Gaspare Tiralongo, oltre a tanti altri personaggi, comprimari o solo apparizioni, i cui destini si intrecciano in una trama da noir politico che mette in rilievo l'approssimazione, la presunzione, la stupidità e ignoranza destinata al disastro di tanta parte dell'azione fascista.
    Il fatto è che Tiralongo infastidisce il Duce con l'insistenza di volerlo incontrare perché riconosca da vecchio amico i suoi meriti di camerata della prima ora e questi lo fa allora spedire oltreoceano con un po' di soldi e un incarico indefinito di mettere ordine nella Lega fascista dell'America del nord con le sue infiltrazioni mafiose che macchiano il nome dell'Italia. A New York così si spaccia per personaggio influente in missione importante e coinvolgerà tutti in un piano assurdo personale che immagina gli darà nuova credibilità a Palazzo Venezia con un glorioso ritorno in patria. Il progetto avrà esiti imprevisti e tragici, tra trame, rapimenti, cadaveri, sparizioni e l'intervento di un cinese di pochi scrupoli, il tutto non senza una bella storia d'amore, forse la cosa migliore del romanzo, tra un gran personaggio, che ammorbidirà così le proprie asprezze, e una povera e bella cameriera nera, Julia, che sa bene il fatto suo.
    La vicenda è inserita nella realtà americana di allora, quella del proibizionismo con i suoi speakeasy, bar clandestini dove bere alcolici, e il clamoroso avvenimento di quell'anno, il rapimento del baby Lindberg, cui è dedicata tutta l'attenzione dell'FBI e dei media, con i nostri che si spostano per le strade e le diverse zone di Manhattan, tra il Metropolitan col suo direttore De Dominicis e lo Sugar Cane dove lavora Julia ad Harlem. Una ricostruzione curata, piena di notizie e situazioni, di realtà storiche ben spiegate e ricostruite (con una serie di note finali che ne spiegano la veridicità), di interessi politici, tra criminalità italiana e diffidenze Usa verso le idee socialiste, interessi internazionali reali e di facciata, con attenzione naturalmente alla musica, dalle grandi opere liriche al successo popolare del jazz, musica che è arte salvifica e aldilà di allontanamenti contingenti, ha sempre unito profondamente Bergallo e Weissberg cui hanno dedicato tutta la loro vita. (ANSA).
   

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