Cultura

Venturi Ferriolo, Oltre il giardino

La filosofia del paesaggio come chiave per vivere in armonia

Redazione Ansa

 (ANSA) - ROMA, 8 MAG - MASSIMO VENTURI FERRIOLO, OLTRE IL GIARDINO. FILOSOFIA DI PAESAGGIO (Einaudi, pp.136, 12.00 Euro). Un altro mondo è possibile, più rispettoso del pianeta e quindi di noi stessi, più accogliente, in cui sia possibile far rinascere l'idea mitica di giardino come "grembo della vita" e dove esista un dialogo senza fratture tra esseri umani, terra, acqua, piante, rocce e animali. Parte da lontano ma guarda dritto al futuro il bel saggio filosofico di Massimo Venturi Ferriolo, dal titolo "Oltre il giardino", edito da Einaudi, nel quale spiegazioni colte del mito e di un "paradiso" di antica memoria si sposano a un'idea molto concreta del domani.

L'autore, filosofo, già ordinario di Estetica al Politecnico di Milano, affronta il tema del paesaggio e del giardino come "buon luogo" dimostrando l'attualità di una filosofia per nulla solo teorica, ma al contrario radicata profondamente nella realtà. "Il mito e la Sacra Scrittura collocano l'origine del mondo umano in un giardino, spazio vitale ricco di significati simbolici e metaforici, emblema della natura generatrice universale di tutti gli esseri viventi, presente nella reminiscenza dei popoli", spiega Venturi Ferriolo. Secondo l'autore, trasformare il mondo in un giardino permetterebbe all'umanità di salvarsi da se stessa: una visione olistica della natura curerebbe le nostre terre e contrasterebbe l'aggressività liberista.

Un primo passo, necessario e non più rinviabile, è combattere l'ignoranza, il "peggior nemico della natura", attraverso programmi educativi mirati: "L'utopia dell'istruzione è l'unica valida per l'avvenire, per superare la società mondiale ineguale, ignorante e analfabeta, illetterata, non informata, condannata al consumo, al suicidio del nostro mondo". Il monito nel libro è comunque di non cedere agli eccessi: se la fiducia cieca nel progresso e nella tecnologia ci ha portati a rompere l'equilibrio con il mondo naturale e a sfruttarlo in modo dannoso e sconsiderato fino alle estreme conseguenze di oggi, va tuttavia evitato anche l'approccio opposto, che vede nel totale ritorno alla natura tutto l'unica soluzione possibile. Così come sarebbe da evitare quella che l'autore chiama "un'ecologia di classe", che produce un verde "artificiale" a uso e consumo di pochi.

La strada da percorrere per un domani di bellezza e felicità, e di benessere per tutti, sta nel guardare alla totalità delle cose, e nel sostituire un ragionamento basato sulla contrapposizione a uno basato sulla relazione tra vari elementi: un macro sistema di cui l'umanità fa parte insieme agli altri esseri e alle cose. Ecco allora che, scrive l'autore, "Il superamento del dissidio natura/cultura può dar vita a un mondo migliore, se si supera il paradigma dell'opposizione per una visione olistica della costellazione concreta di luoghi di vita, ricca di relazioni e rimandi costitutivi, dove ogni elemento è indissolubilmente legato all'altro".
   

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