Cultura

Il nuovo Albinati tra amore e ragione

a tre anni dal premio Strega, scrittore pubblica nuovo romanzo

Redazione Ansa

 (ANSA) - ROMA, 12 MAR - EDOARDO ALBINATI, ''CUORI FANATICI - Amore e ragione'' (RIZZOLI, pp. 400 - 20,00 euro).
    Un romanzo, e una scrittura, quest'ultimo di Edoardo Albinati, che sono una sfida narrativa e che riesce, in una sorta di ininterrotto e corposo flusso di parole, quasi a ondate che salgono ogni volta come una marea, a far percepire come raramente accade l'animo, il carattere, l'irrequietezza interiore del vivere e il fluire del tempo dei personaggi, che si succedono nella scena della pagina e dell'esistenza come passandosi il testimone del racconto che restituisce il senso di anni in cui tutto sfugge, sentimenti e idee scorrono via tra le dita. Lo scrittore, reduce dallo Strega vinto nel 2016 con il poderoso ''Scuola cattolica'', è come se ora, dopo averci raccontato a suo modo e con estrema ricchezza di particolari le tragiche e estreme distorsioni degli anni Settanta, passando al decennio successivo volesse andare al fondo del loro senso esistenziale, di un vivere e ragionare, un interrogarsi e cercar risposte, un desiderare illudendosi e deludendosi sempre con estrema partecipazione, un esserci e consumarsi nel quotidiano, che diviene esemplare e, più che metaforico, assoluto. Questo sullo sfondo di una città, Roma, descritta impietosamente e satiricamente all'inizio come per un'introduzione in cui è già il senso (o non senso) del tutto, di un'umanità ''che non può più perdere niente che non abbia già perduto prima ancora di mettersi in marcia''. I ''Cuori fanatici'' e complementari di Nanni Zingone e Nico Quell non rappresentano, come con una certa nettezza le due sorelle di Jane Austen, ''Ragione e sentimento'' (o ''Amore e ragione'' come recita il sottotitolo del romanzo di Albinati), anche se il primo, professore che crede e pretende dal proprio lavoro pur essendo la scuola sempre più un manicomio e con una famiglia con tre figlie cui è molto legato, è più istintivo e vero e forse anche più sentimentale e scrive poesie, mentre l'altro, è meno ingenuo e più ambizioso, nevrotico in un suo certo rapporto con lo scrivere e nel raffrontarsi coll'egoismo chiuso del padre, un ambasciatore azzoppato dai terroristi (che hanno una loro presenza, specie attraverso Alessandra Sebre, in queste pagine dedicate agli anni Ottanta). Funzionario di una casa editrice, Nico ha rapporti col professor Berio, ex conduttore televisivo e studioso più ignavo che nichilista, il quale non crea, non scrive niente da anni e anni, ma parla e sentenzia, analizza, afferma, rovescia confonde in modo contraddittorio così che tutto risulta inafferrabile e finisce nel nulla. Del resto realtà e verità, vita e parole non hanno una loro, implicita chiarezza e anzi si inseguono e contaminano a vicenda, come quando il piccolo Giano accusa ingiustamente di avergli sputato addosso la figlia maggiore di Nanni, finché questa nell'esasperazione generale lo fa davvero, o quando si confrontano azioni e pensieri di Nanni e la moglie Costanza sul loro matrimonio, su chi e come ami o desideri l'altro dopo 12 anni. Questi sono i personaggi e le storie (anche se verrebbe quasi da dire le situazioni) principali, ma ce ne sono altri, ognuno raccontato in un momento preciso esemplare ma non necessariamente simbolico: tutte vite colte nel loro svolgersi, senza un finale, che si incontrano e l'attenzione, il discorso si sposta dall'una all'altra, e la scrittura, la costruzione narrativa talvolta anche un po' verbosa di un romanzo che è come tendesse a farsi saggio, è tutta nel raccontare in bilico tra fatti e idee, tra pensieri e azioni, tra presente e passato, in cui quel che conta di più è il non detto, quel tanto di inconoscibile e inafferrabile che è di noi e del mondo. Un libro di un vero e proprio scrittore, comunque non facile eppure coinvolgente, che suona come una musica avvolgente con un suo preciso andamento, un suo ritmo costante e quasi ipnotico.(ANSA).
   

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