Cultura

Rosselli e Patten tra sogni e favole

Esce il nuovo libro di Emanuele Trevi

La copertina di Sogni e favole di Emanuele Trevi

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 28 FEB - EMANUELE TREVI, SOGNI E FAVOLE (PONTE ALLE GRAZIE, PP 218, EURO 16). E' un libro che percorre le strade della grande poesia, che ha la "capacità di passare da un piano all'altro dell'esistenza, dal questo al quello per così dire, dall'aspetto personale e particolare a quello universale della vita", 'Sogni e favole' di Emanuele Trevi, pubblicato da Ponte alle Grazie.
    Un "libro strano", come è stato definito, dove si intrecciano il romanzo autobiografico e la divagazione saggistica, primo nella classifica dei "libri di qualità" usciti dall'inizio del 2019. Sicuramente una narrazione che commuove e trascina facendoti entrare in un mondo di "sogni e favole" tutt'altro che scontato, abitato da poeti in pena e da quegli "svitati" dei veri artisti. Partendo dalla Roma degli anni Ottanta, quando Emanuele, non ancora ventenne, frequentava e lavorava in quei luoghi speciali che sono stati i cineclub, incontriamo personaggi come Arturo Patten, il grande fotografo di ritratti, tra cui quello di Andrea Camilleri; la poetessa Amelia Rosselli che sulla "scacchiera della vita, così affollata di pedoni, era un pezzo nobile" e Cesare Garboli, il "grande critico" che prima di morire affidò a Trevi il compito di indagare su Metastasio e sul sonetto 'Sogni, e favole io fingo". Lontano dalle analisi critiche e dalle elucubrazioni intellettuali, Trevi fa di questi incontri unici e di questi amici la trama di una storia che alla fine ci mostra - seguendo il suggerimento di Metastasio - che se le storie inventate provocano in noi la stessa commozione delle vicende reali, forse di sogni e favole è fatta la nostra vita.
    Per Patten, trapiantato dalla California a Roma, ogni ritratto era un'avventura umana, così quando ritrasse Camilleri "prima di iniziare volle conoscere i luoghi della sua infanzia, e poi decisero di andare in una vecchia casa di campagna, disabitata e in rovina" racconta Trevi.
    Per chi l'ha conosciuta il ritratto di Amelia Rosselli restituisce l'anima sublime e perseguitata di una somma poetessa italiana del Novecento. O meglio di una poeta, come viene definita sull'iscrizione affissa sotto la casa di via del Corallo a Roma, dove ha vissuto gli ultimi 20 anni della sua vita. E per chi non sa nulla de l'autrice di 'Variazioni belliche', 'Documento' e del poemetto 'La Libellula', è uno stimolo alla scoperta. La figlia di Carlo Rosselli, l'eroe della Resistenza, assassinato con il fratello Nello a Parigi nel 1937, da una squadra di sicari fascisti, ha combattuto tutta la vita con quelle che lei chiamava "noie". Amelia era convinta di essere perseguitata dalla Cia e ascoltata da persone "drogate" che ripetevano continuamente la parola "good" come lei stessa racconta in 'Storia di una malattia'. Trevi ci fa entrare in questa dinamica ma ci restituisce anche il suo fare poetico e l'atmosfera della performance della Rosselli al festival di Castelporziano nel 1979, l'equivalente di Woodstock nella storia della poesia italiana del Novecento. "Come un reagente chimico appropriato, fu la stessa situazione del festival, degradata oltre ogni limite, a rendere evidente a tutti che quella donna dall'aspetto fragile e frastornato, con l'aria di avere imboccato la porta sbagliata, quella dinoccolata Mary Poppins, quell'elfo nella canaglia, incarnava un assoluto" scrive Trevi che è convinto che un "vero poeta, o una vera poetessa, siano qualcosa in più della loro opera".
    Ritratta da Arturo Patten, in una foto riportata nel libro, Amelia viveva a pochi passi dal fotografo, a via del Corallo, dietro Piazza Navona, e come lui è morta suicida lanciandosi dalla finestra della sua casa l'11 febbraio 1996. Arturo, che Trevi aveva conosciuto negli anni del cineclub, alla fine della proiezione di 'Stalker' di Tarkovskij, quando il fotografo, un uomo giovane e bello, era rimasto solo in sala lasciando scorrere le lacrime sul viso ed era apparso allo scrittore come 'l'incarnazione visibile del potere dell'opera d'arte", avrebbe invece lasciato la vita in un albergo di Agrigento nel 1999. Con Arturo, Lucignolo e Grillo Parlante assieme, Trevi aveva conosciuto Garboli del quale ci regala un toccante ritratto.
    Tante le trame e le vie che si possono seguire in questo libro speciale che ci parla anche di Wenders, di Rubens alla Chiesa Nuova, di aids e di Moliere, ma soprattutto della nostra umanità perduta.
   

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