Cultura

Torna il Gadda del 'Pasticciaccio'

Fu un vero delitto a ispiragli le indagini di Ingravallo

La copertina di 'Quer Pasticciaccio brutto de Via Merulana'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 30 NOV - CARLO EMILIO GADDA, ''QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DE VIA MERULANA'' (ADELPHI, pp. 370 - 18,00 euro). Torna questo celebre romanzo poliziesco di uno dei nostri massimi scrittori contemporanei da cui Pietro Germi trasse un film omonimo che, per paolo Merghetti, resta ''il più bel giallo del cinema italiano'' e a rileggerlo oggi, a poco più di 60 anni dalla sua uscita (1957), resta coinvolgente e ricchissimo, realistico e metaforico. Per Luca Ronconi, che ne firmò una grande versione teatrale, si tratta di ''una metafora del mondo, di un certo modo di percepire la vita, vedendola come il frutto di un'infinita serie di probabilità, di eventi casuali''. E' la filosofia del protagonista, il commissario dottor Francesco Ingravallo, comandante della mobile, chiamato a indagare su un furto di gioielli in casa delle vedova Menegazzi e un efferato assassinio di una donna benestante, Liliana Balducci, nello stesso Palazzo degli Ori a Via Merulana 219, il quale ''sosteneva, tra l'altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l'effetto che dir si voglia di un unico motivo, d'una causa singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti''. E' questo ''nodo, o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo'' di concause che l'indagine deve sciogliere. Non a caso un attore come Fabrizio Gifuni, che da anni si misura con Gadda, la sua lingua ricca e particolarissima e il ''Pasticciaccio'' di cui ha appena realizzato un audiolibro (Emons Ed. - 15,90 euro), parla di una lettura che ''non solo ha modificato il mio modo di guardare ai libri e al letteratura, ma più in generale il mio modo di leggere la realtà'', grazie a ''una trama, una lingua, una tessitura di parole inaudite''. E' proprio attraverso la lingua, principalmente il romanesco, ma anche il molisano di Ingravallo e un po' di napoletano, che Gadda costruisce tutto un mondo e contribuisce a dar identità ai personaggi di questa vicenda noir ambientata nel 1927, in cui più che il fascismo al potere allo scrittore interessa la Roma umbertina primo Novecento, il mondo della borghesia di'pescecani' e il popolino di cameriere, garzoni, portieri che le sta attorno. Gadda, portando avanti le indagini, si sofferma con la sua scrittura e col suo sguardo sempre ironico, sarcastico, sulla descrizione del mondo attorno alla vittima e man mano si allarga all'ambiente da cui provengono le cameriere della Balducci sino all'ultima, Liliana, e, a riempire il suo sentirsi sola, una corte di finte nipoti, giovani ragazze trattate come figlie, e poi ovviamente l'anziana e svenevole vittima del furto, il 'prosciuttofilo' commendator Angeloni, i poliziotti e carabinieri di Roma e dei Castelli e tante altre vivaci comparse. Questo sino al finale in cui la presunta colpevole strilla ''Nun so' stata io!'' e ''quella piega nera verticale tra i due sopraccigli dell'ira, nel volto bianchissimo della ragazza'' paralizzano Ingravallo, lo inducono ''a riflettere: a pentirsi, quasi''. Così senza una vera conclusione da giallo, con la scoperta chiara del colpevole: ''L'ho troncato apposta a metà - spiegherà Gadda - ... ma lo considero finito. Sì, letterariamente concluso: il poliziotto capisce chi è l'assassino e questo basta''. Un non finito ricco di senso, come in altri suoi libri, a cominciare dalla successiva ''Cognizione del dolore'' (1963), praticamente una dichiarazione di poetica sin dal titolo e un qualcosa che troviamo anche al fondo del ''Pasticciaccio''.
    Questa riproposta si conclude con una 'Nota al testo' di Giorgio Pinotti che è un vero e proprio saggio di 60 pagine sulla genesi del romanzo che prese spunto da un vero delitto del 1945, la moglie di un ingegnere trovata con la gola squarciata in un appartamento nei pressi di Via Merulana. Pinotti ricostruisce i 10 anni di lavoro su questo testo, fatiche e disperazioni dell'autore, preso tra la ricerca di soluzioni letterarie e bisogni materiali di un anticipo dall'editore.
    L'idea è quella di un racconto lungo da pubblicare sulla rivista 'Letteratura', ma poi andò dilatandosi e fu proposto a Garzanti, tra abbandoni e riprese. Escono anche materiali su un possibile finale, di cui l'autore in una nota ipotizza versioni molto in sintonia con quello della ''Cognizione del dolore''. Forse non a caso sono i due libri che Adelphi, ristampando i libri di Gadda, ha già mandato in libreria prima di questo, oltre al testo teatrale ''Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo''. (ANSA).
   

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