Cultura

Roth postumo in saggi e scritti

In Perché scrivere?, sono un uccello che vola via da una gabbia

Redazione Ansa

 (ANSA) - ROMA, 2 NOV - PHILIP ROTH, 'PERCHE' SCRIVERE?' (EINAUDI, PP 446, EURO 22) - Primo Levi sapeva ascoltare e lo faceva "concentrato e immobile come uno scoiattolo che osservi qualcosa di sconosciuto dalla cima di un muretto di pietra". Lo racconta Philip Roth in una delle interviste, tratte da 'Chiacchiere di bottega', raccolte ora nell'atteso libro 'Perché scrivere? - Saggi, conversazioni e altri scritti 1960-2013'', che esce postumo, nelle Frontiere Einaudi con la traduzione di Norman Gobetti.

Per questo libro che arriva a sei mesi dalla morte dello scrittore, avvenuta il 23 maggio del 2018, Roth ha selezionato i contenuti fra i suoi scritti di nonfiction, come spiega la nota ai testi, fra i quali anche alcuni inediti. "Gli scrittori, come il resto del genere umano, si dividono in due categorie: quelli che ti sanno ascoltare e quelli che non ne sono capaci" spiega Roth nel brano dedicato a Levi al quale chiede, nel loro incontro in Italia nell'autunno del 1986, di visitare, oltre alla casa dove vive, la fabbrica chimica dove l'autore di 'Se questo e' un uomo' ha passato gran parte della sua esistenza, prima come chimico e poi come dirigente. Roth era sicuro di aver trovato "un nuovo, splendido amico", ma pochi mesi dopo, in primavera, lo scrittore che gli era parso come "una sorta di brioso elfo in vitale contatto con i più profondi segreti della foresta" si suicidò.

    Prezioso affresco finale del percorso letterario di Roth, che di fatto coincide con la sua vita, e dell'eredita' che ci ha lasciato l'autore di Lamento di Portnoy, questa raccolta divisa in tre parti, contiene 37 saggi, tra cui quelli letterari degli anni '60 e '70, uno scambio epistolare con Mary Mccarthy, discorsi e interviste tra cui due rilasciate dopo l'addio alla scrittura nel 2012, a 79 anni. 'Perché scrivere?' vede l'autore di Pastorale americana, Premio Pulitzer 1997, intrattenere un dialogo con la sua opera narrativa rivelandoci al tempo stesso le sue tante passioni e l'acutezza del suo sguardo sul presente. Tra i brani anche una lettera a Wikipedia scritta nel 2012 dopo aver rilevato una "grave inesattezza" nella voce a proposito del suo romanzo 'La macchia umana' e dopo la risposta ricevuta alla richiesta, attraverso un interlocutore ufficiale, di cancellarla. "Capisco il suo punto di vista, secondo cui l'autore sarebbe la principale autorità riguardo alla propria opera, ma noi ci basiamo su fonti secondarie" scrive l'amministratore di Wikipedia, come racconta lo scrittore.

    Dopo 31 libri, di cui 27 opere di narrativa, Roth più volte candidato sicuro alla vittoria del Nobel, mai ingiustamente vinto, spiega che "le idee dello scrittore risiedono nell'azione di un romanzo, dalla prima all'ultima pagina". "La linfa vitale della narrativa è la concretezza, l'incessante concentrazione sui particolari, il fervente interesse per la natura singolare delle cose e la profonda avversione per le generalizzazioni" dice Roth nel discorso per l'ottantesimo compleanno, il 19 marzo 2013.

    Tra le conversazioni con altri scrittori anche quella con Milan Kundera a Londra e nel Connecticut sul totalitarismo e il destino del romanzo e con Edna O'Brien con cui parla dell'esilio volontario' dall'Irlanda e in apertura del libro uno scritto del 1973 dedicato a Kafka. E cita, ribaltandolo, un aforisma dell'autore de 'Il castello' quando spiegando il suo addio alla scrittura dice: "Adesso sono un uccello che vola via da una gabbia e non più un uccello che cerca una gabbia".

    Del "lato indecoroso" di 'Lamento di Portnoy', quarto di trentuno libri, in cui il sesso e il piacere vengono affrontati in forma esplicita e tragicomica, Roth dice, "non sarebbe stato altrettanto allettante (e, per molti, altrettanto offensivo) se non fosse per l'altro elemento chiave che in quel momento storico ha reso il disdicevole protagonista più interessante di quegli americani la cui armatura psicologica era stata devastata dagli anni Sessanta: l'uomo che si dichiarava colpevole di atti sessuali proibiti e flagranti offese all'ordine famigliare e al buon costume era un ebreo" afferma Roth in uno scritto del 1974.
    E nel 2014 sottolinea: "Nello scriverlo, cercavo di liberarmi da una cosa soltanto: lo scrittore che ero stato".
   

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