Cultura

'Tempi come questi', una generazione tradita

Speranze, turbamenti e sconfitte in libro debutto Nesti

Redazione Ansa

(ANSA) - BOLOGNA, 21 OTT - LEONARDO NESTI, 'TEMPI COME QUESTI. STORIA DI MUSICA, POLITICA E AMORE' (AUGH! EDIZIONI, PP 238, EURO 15).
    Speranze e tormenti della 'generazione tradita', costretta a reinventarsi ogni giorno tra ideali sempre più evanescenti e la voglia di tentare, nonostante tutto, di cambiare il mondo. E' il filo conduttore di 'Tempi come questi. Storia di musica, politica e amore', primo romanzo del giornalista Leonardo Nesti pubblicato da Augh!, casa editrice di Viterbo fondata nel 2015 ed appartenente al Gruppo Editoriale Alter Ego, specializzata in libri di autori italiani. Nato in Toscana nel '79, Nesti vive a Bologna, dove da anni lavora per l'ANSA.
    In 238 pagine e sedici capitoli il volume racconta, attraverso la musica, speranze, turbamenti e sconfitte di quella generazione, fatta da coloro a cui avevano promesso che se avessero studiato avrebbero avuto un futuro radioso, che per primi hanno accettato la sfida di internet e di un universo iperconnesso, che gridavano in piazza che un altro mondo è possibile. E che poi si sono ritrovati "più poveri, più soli e più incazzati di quello che avessero mai pensato". I protagonisti del romanzo ci provano, qualcuno ci riesce, molti si ammalano di rancore per le promesse non mantenute. Sergio è un brillante ricercatore in Storia contemporanea dell'Università di Bologna. Presto (forse) anche per lui si apriranno le porte di un lavoro stabile, ciononostante coltiva un sogno: portare su un palco - con l'obiettivo di organizzare un memorabile concerto - la propria band, composta da Remo, uno strano coinquilino che non si separa mai, pur non sapendolo suonare, dal proprio basso, un Gibson Grabber nero del 1982 ereditato dal padre, e da altri musicisti con pochissima esperienza e molte turbe esistenziali. Il gruppo diventerà, per ognuno di loro, questione di politica e d'amore, "di vita o di morte". Li accompagnerà il nume tutelare di un Kurt Cobain quasi reincarnato, e poi brani e parole di Fabrizio De Andrè, Bob Marley, Marcus Mumford, Dave Grohl e Foo Fighters (a una cui canzone si deve il titolo del romanzo) e perfino Britney Spears, "perché le vie della musica sono infinite".
    Il tutto fra tanti frammenti di ricordi vissuti o, per motivi di età, raccontati, da Chet Baker che suonava la tromba che gli era stata concessa quand'era detenuto a Lucca, agli scontri del luglio 2001 al G8 di Genova. Dalle pagine emerge il riformismo borghese di Andrea, l'idealismo utopista di Sergio, il radicalismo nichilista dei Corvi. Musica, politica e amore, con una certezza: "le nostre vite prima o poi finiranno tutte, ma la musica no". (ANSA).
   

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