(di Daniela Giammusso)(ANSA) - ROMA, 29 AGO - EMANUELE
CODACCI PISANELLI, AHIME' PARLO IL FRANCESE (Manni, pp. 192 -
16,00 euro). ''Kennedy andò incontro a papà senza attendere le
cerimonie del funzionario addetto alle presentazioni. Il
presidente degli Stati Uniti sapeva chi aveva di fronte e sapeva
esattamente cosa dirgli''. È il 9 gennaio 1962 nella stanza
Ovale della Casa Bianca. E quell'incontro, rimasto a lungo
celato nei dettagli, ma degno dell'incipit di una spy story da
Guerra Fredda, segnerà una tappa fondamentale nel processo di
pace verso il disarmo nucleare tra l'America di JFK e l'Unione
Sovietica di Nikita Kruscev. Al centro, un italiano, Giuseppe
Codacci Pisanelli, classe 1913, studioso e docente di diritto,
deputato alla Costituente e poi alla Camera per la DC, più volte
ministro (alla Difesa per De Gasperi e ai Rapporti con il
Parlamento per Fanfani e Leone), in quegli anni presidente
dell'Unione interparlamentare.
A raccontarlo oggi è ''Ahimè parlo il francese'', volume che
Emanuele Codacci Pisanelli, uno dei suoi otto figli, firma per
Manni, dopo una lunga immersione negli appunti che lo statista
per anni ha scrupolosamente redatto in stenografia al termine di
ogni incontro o discorso. Una galleria sorprendente di
appuntamenti, al di qua e al di là dell'Oceano, dallo Scià di
Persia all'imperatore giapponese Hiroito e poi la Regina
Elisabetta (cui presentò Fanfani), l'amicizia con Dinh Diem (il
Churcill dell'Indocina), De Gaulle e tutto il gotha della
nascente industria italiana, da Mattei ad Agnelli.
Codacci Pisanelli, negli anni anche sindaco di Tricase e
fondatore dell'Università di Lecce, in realtà prima che politico
era soprattutto uomo di studio. E forse proprio per questa sua
natura riuscì in operazioni di mediazione e conciliazione
inattese, ''sempre e solo rivolte alla pace'', di cui in Italia
resta poco, proprio per la riservatezza imposta dalla
delicatezza delle questioni trattate. Nei casi più difficili,
racconta il figlio, ''papà, dopo un colpo di tosse, spesso
diceva che probabilmente era lui stesso a non aver capito bene
la questione, quasi che la difficoltà nel trovare un accordo
dipendesse dal mediatore e non dalla distanza di posizione dei
contendenti''.
La più sorprendente delle storie è proprio quella che vedeva
contrapposte Usa e Urss. Codacci Pisanelli - che nel primo dopo
guerra era stato osservatore al processo di Dachau e a quello di
Norimberga su espressa convocazione di Eisenhower - iniziò a
trattare la sospensione degli esperimenti nucleari ed il
contenimento degli armamenti atomici con Kruscev già il 3
novembre 1961 a Mosca, ovvero tre mesi dopo il Muro di Berlino e
a 10 giorni dal gravissimo incidente internazionale dei carri
armati russi e americani a fronteggiarsi al check point Charlie.
Della natura di quel colloquio non fece cenno, ma se ne trovano
dettagli (compreso lo sguardo con cui Kruscev concesse le sue
prime ''assicurazioni'') nei suoi appunti e nei dossier
desecretati 50 anni dopo dalla Cia.
Il 9 gennaio 1962, dopo aver incontrato De Gaulle e Macmilian,
lo statista era già nello studio di John Fitzgerald Kennedy.
''Pochi in Italia - scrive il figlio - sapevano che quel
rappresentante del nostro Parlamento era lì per l'equilibrio tra
le nazioni e la pace mondiale. Alle trattative l'Italia non era
convocata; erano però affidate a un italiano. Un uomo con
funzioni diplomatiche molto riservate, selezionato tra una delle
nazioni sconfitte, faceva da arbitro tra le dispute postbelliche
delle potenze vincitrici. Quasi Paride, preso dal monte Ida, a
giudicare la bellezza di Era, Afrodite ed Atena''. Il braccio di
ferro non fu facile, ma Kruscev si fidò di Codacci Pisanelli e
Kennedy non potè che seguire uno dei suoi motti: ''non bisogna
negoziare sotto la spinta della paura, ma non bisogna aver paura
di negoziare''. Solo in coda a un ultimo incontro, quasi per
alleggerire la conversazione, JFK chiese allo statista della
situazione italiana. Fu così che alla Storia, o almeno alle
prime pagine dei nostri giornali, passò che Kennedy, l'uomo più
potente del mondo, in piena crisi dei missili di Cuba, aveva
assolutamente voluto sapere: ''What's about Nenni?''.(ANSA)
Quell'italiano tra Kennedy e Kruscev
Da appunti statista Codacci Pisanelli, Ahime parlo il francese