Cultura

Il Golem femminile di Cynthia Ozick

il realismo magico del romanzo di una grande scrittrice

Cynthia Ozick Le carte della signorina Puttermesse

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 19 GIU - CYNTHIA OZICK, ''LE CARTE DELLA SIGNORINA PUTTERMESSER'' (LA NAVE DI TESEO, pp. 340 - 19,50 euro - Traduzione di Elena Malanga).
    Un romanzo, una biografia, la storia particolare, eccentrica, realistica e fantastica assieme, con radici mitiche ebraiche e tutta vissuta nell'oggi americano di Ruth Puttermesser, avvocato newyorkese che conosciamo a 34 anni, che dimostra quanto Cynthia Ozick sia scrittrice fertile e forte, particolare e che esplora spazi fuori degli schemi con un suo stile personale.
    Questo non tanto perché questa sua donna che non ama essere definita ''Miss'' ha un amante sposato, Morris Rappaport, con cui a letto preferisce leggere Platone che fare altre cose, rendendo sempre più difficile la sua già labile relazione, ma perché nel burocratico e gogoliano ''mondo feudale e avvizzito'' del municipio dove si occupa di Riscossioni e Pignoramenti, dove un nuovo sindaco la mette da parte e lei si trova a combattere frontalmente con ''territori, autorità, gerarchie'', ecco che la fantasia prende il sopravvento e invade la realtà. Un pomeriggio in cui fantastica di avere delle figlie, una si materializza d'improvviso sul letto accanto a lei come il Golem del rabbino Low nel XVI secolo a Praga, creatura chiamata a difendere gli ebrei da soprusi e persecuzioni.
    Ecco quindi un golem, che non solo è femmina, ma anche giovanissima e carina che vorrà essere chiamata Santippe ('' la sola che aveva il coragio di contrastare Socrate'') e sosterrà e proteggerà la propria... padrona sino a farla eleggere, con un programma molto innovativo di riforme, sindaco di New York. Come tutti i golem anche Santippe cresce, di età e imponenza, e mentre la città vive un suo rinascimento, la sua presenza grassa e sensuale diverrà sempre più invadente e poco giustificabile, tanto da mandare rapidamente ogni cosa in rovina, tanto che la povera Puttermesser dovrà disfarsene, grazie all'aiuto del vecchio amante ripescato.
    Il romanzo, che pare piacesse molto a David Foster Wallace e oggi si dice sia divenuto un cult, è difficilmente riassumibile se non in alcune vicende, e, diviso in quattro parti, prosegue intrecciando altre storie, dove prende spazio, per esempio, la vita amorosa della scrittrice George Eliot, quindi l'arrivo di una cugina dall'Unione Sovietica che costringe a un satirico confronto tra i diversi mondi delle due donne, sino alla riflessione finale che ogni paradiso è anche un inferno. Come si può capire questo racconto coinvolge, conquista, diverte perché vive di un'ironia praghese e ebraica, di uno spirito fantasioso, di vari echi letterari yiddish, ma non solo (da Platone a Thomas Mann), di una scrittura solida, densa e viva, indomita.
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it