Cultura

Cisi e la piena che colpisce ogni vita

bel romanzo sul quotidiano e scoperta dove sia bellezza vita

Andrea Cisi, La piena

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 7 giu - ANDREA CISI, ''LA PIENA'' (MINIMUM FAX, pp. 420 - 16,00 euro).
    Ecco un romanzo sorprende e ricchissimo, perchè è un romanzo che ci parla della vita e di personaggi normali, del loro quotidiano in famiglia, al lavoro in fabbrica, al bar in un cittadina di provincia, la Cremona dell'autore, e lo fa con grande attenzione ai particolari (qualche bel taglio in più nella prima parte non sarebbe guastato), con scarti improvvisi o battute, con descrizioni quasi visive e ben tagliate, con molti dialoghi che rivelano in trasparenza umanità e sentimenti, ansie e tenerezze, grazie anche a quel filo d'osservazione e invenzione ironica che dà sempre spessore e senso, mostra il disincanto del protagonista, e assieme il dramma che vi può essere dietro.
    Umberto è un operaio di quarant'anni che ''la notte fatica a prender sonno, e legge, legge'' che lavora in una fabbrica dove si montano ''scatolette', una montagna di scatolette ogni giorno con gesti sempre eguali e il Boss è uno che cita Lao Tzu ed è fissato con l'oriente che è il futuro. Nel tempo libero ama il calcio, quello amatoriale dove le partite si perdono anche 7 a 0 e gli altri giocatori, giovani, corrono il doppio di te, poi gli amici in piazza con cui farsi una birretta. A casa invece c'è il gatto, il Fulvia, che è il suo interlocutore muto, perché Umberto è uno che si interroga su tutto, si sente prigioniero della sua vita e di quella degli altri, e cerca allora di capire, mentre sente montare in sé un disagio, un'insofferenza: ''tutto il mondo ruota in modo stretto attorno alle stesse persone, alle stesse facce, agli stessi luoghi,come in un cerchio già chiuso''. Meno male che c'è Lisa, sua moglie, che ama teneramente, ma un giorno che ha nevicato si chiede: ''ce la facciamo, Lisa? ce la facciamo noi due a non perderci? Guarda questo bianco, questo colpo di spugna al paesaggio. anche a noi servirebbe un bianco così''. Lei è un po' il contraltare di Umberto, grazie alla sua concretezza femminile, lavora in ospedale e sogna, aspira a un posto migliore, potrebbe andare a Milano ove le si presenta un'occasione, ma sa rinunciare, anche perchè ha un figlio, detto Nano, e un altro sarà in arrivo: Poi c'è anche un padre che è un problema, che beve (ma il giorno che muore son tutti attorno a lui), e una madre arresa alla situazione e a un altro figlio che se ne è andato via, mentre la ''fata dei dentini'' per il nipotino dice che è come Ilaria D'Amico. E poi tanti altri personaggi, colleghi di lavoro o di partite, sempre disegnati con cura così da acquistare un loro rilievo, una loro verità all'interno del mondo di Umberto.
    Attorno nebbia, pianura, monti lontani e un mondo che nel procedere tranquillo, normale, quotidiano a Umberto sembra come si stia disgregando in una vana ripetitività, degeneri in consonanza con lo sfascio e lasciar andare quotidiano della cittadina e di tutto il paese. Siamo in una terra che ben sa cosa siano le piene del grande fiume, il Po, che le attraversa, e l'attesa, la sospensione, il farsi domande per il disagio di Umberto sembra l'attesa e il crescere di una piena metaforica ma non meno pericolosa, travolgente, se gli argini non sono sicuri, come in fondo si riveleranno quelli del nostro: ''ecco la piena, la vediamo giungere tranquilla, come un leggero spessore in più in questo discendere violento e frenetico dell'acqua, come un'increspatura, un allargamento e un innalzamento in più appena percettibili, una forza però spaventosa, con alberi tramortiti al seguito e carcasse irriconoscibili di chissà quali animali come zattere senza vita abbandonate nei mulinelli". Anche Lisa e altri personaggi sentono arrivare una piena, una piena in certi momenti arriva in ogni vita e bisogna vedere se sai resisterle o se ti fai trascinar via. Allora, capito che tutto o gran parte è inevitabilmente routine, che si fatica, che ''siamo topolini, costretti a vagare sugli stessi percorsi, nelle stesse teche di vetro, in eterno'', se la piena passa, non resta che capire quanta bellezza e vita ci sia anche in tutto questo.
   

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