Cultura

Mello, il fanatismo ai tempi di Internet

Da attentati Parigi a Dacca, storie sulla viralità del male

Redazione Ansa

FEDERICO MELLO, LA VIRALITÀ DEL MALE. STORIE DI NUOVI FANATICI (BALDINI & CASTOLDI, PP. 160, 16 EURO).
    Al "fanatismo come l'abbiamo conosciuto" negli ultimi anni si sono aggiunte forme nuove, più solipsistiche: il "fanatismo da cameretta", il "fanatismo dell'Io e i lupi solitari" e ci sono anche "i nichilisti senza utopie". Tutte forme impensabili prima dell'avvento di Internet, non facili da prevedere e neanche da combattere. In questo libro Federico Mello, giornalista, classe 1977, racconta i nuovi fanatici, raccogliendo le loro storie, le loro allucinazioni e le loro psicosi. Dagli attentati di Parigi a quello di Berlino, passando per le stragi di Dacca, Nizza, Monaco e Oslo (quella compiuta da Anders Breivik che uccise oltre 70 studenti) sempre più spesso il terrore invade le nostre città lasciandoci attoniti. Il fanatismo che sembrava governabile, nella nostra società ipermediatica è invece progressivamente esploso e ci minaccia da vicino, insidia le nostre vite, punta a trasformare le nostre sicurezze in paura. "Sul web ogni tipo di fanatismo è in grado di offrire una sua bolla nella quale chiunque può rinchiudersi, ognuno può trovare la 'pace dietro le sbarre di una visione assoluta' che taglia il mondo fuori. È così che il male diventa virale", scrive Mello che ha già pubblicato 'L'Italia spiegata a mio nonno' (2007), 'Il lato oscuro delle stelle' (2014) e 'Le confessioni di un nerd romantico' (2016).
    "La paura è un prodotto efficace tanto sul mercato della politica che in quello editoriale - scrive Mello -. In forme varie e diverse intensità, dei tratti fanatici si sono radicati nell'offerta politica populista che basa la sua propaganda su una divisione della società in bianco e nero, in buoni e cattivi... Eppure quella della convivenza è l'unica strada percorribile, l'unica con un futuro davanti". A sottolineare questo concetto, il libro è dedicato a Valeria Solesin, la studentessa veneta morta nell'attentato del Bataclan a Parigi nel novembre 2015. Viveva da quattro anni nella capitale francese ed era dottoranda in demografia all'Università della Sorbona. "In quei giorni terribili che seguirono la morte di Valeria, non una parola di odio, di divisione, di astio, venne dai suoi cari", ricorda il giornalista. I suoi funerali furono una "cerimonia laica e civile aperta a tutte le religioni" e il padre della ragazza ringraziò i rappresentanti delle religioni presenti descrivendoli come "il simbolo del cammino comune degli uomini nel momento in cui il fanatismo vorrebbe nobilitare il massacro con il richiamo ai valori di una religione". "Ecco, contro ogni fanatismo vecchio e nuovo non arrendersi vuole dire esattamente quello che ha fatto la famiglia Solesin - conclude Federico Mello -. Non rispondere al fanatismo cieco con un fanatismo uguale e contrario, non rispondere con bestialità alla bestialità". Insomma "restare umani", come sosteneva Vittorio Arrigoni, l'attivista e pacifista italiano rapito a Gaza e ucciso da un gruppo di terroristi nell'aprile del 2011.
    Un'altra citazione che non manca in questo libro. (ANSA).
   

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