Cultura

Zola racconta il mondo della finanza

attualità sorprendente speculazioni nel romanzo 'Il denaro'

Redazione Ansa

 (ANSA) - ROMA, 27 MAR - EMILE ZOLA, ''IL DENARO'' (SELLERIO, pp. 608 - 16,00 euro - cura e traduzione di Fabio Grassi).
    Questo grande romanzo di Zola, questo affresco del mondo dell'azzardo e della speculazione finanziaria, tra momenti di euforia e altri di panico, è uno dei grandi e metaforici ritratti di personaggio e mondi sulla scia di Balzac della società del suo tempo (siamo nella seconda metà dell'Ottocento) in cui sono le radici del nostro, tanto da apparirci di un'attualità sconcertante, e fa il paio con altre sue opere come il celebre ''Il ventre di Parigi''.
    Inutile fare paragoni e stabilire correlazioni col presente, ché ogni lettore si troverà a pensare naturalmente, sempre più stupefatto. Protagonista di queste pagine è il finanziere Aristide Saccard antisemita e cattolico per convenienza che, reduce da un precedente tracollo, sfrutta la fede vera e l'idealismo dell'ingegnere Georges Hamelin per mettere in piedi con gran spregiudicatezza una visionaria utopia, una speculazione internazionale in un momento di boom economico con l'obiettivo di creare una cristianissima Banca Universale coinvolgendo una massa di investitori avidi e illusi dalle possibilità che si prospettano con l'apertura del Canale di Suez, ai quali fa anche credere la possibilità di uno spostamento della Santa Sede papale da Roma a Gerusalemme, senza che nemmeno questo susciti legittimi sospetti. E' un momento positivo per la Borsa di Parigi, un po' il centro del mondo allora, negli anni del Secondo Impero, e la folle idea di Saccard ha successo, ma un successo tutto virtuale come spesso accade con le speculazioni, che sono bolle pronte a sgonfiarsi, specie se c'è chi lavora in modo diverso e magari è più abile nell'uso di certi meccanismi d'investimento legati alla capacità di creare illusioni e poi crisi.
    Attorno a questa vicenda, oltre al banchiere ebreo Gundermann che si nutre di solo latte (e in cui allora pare fosse facile riconoscere James de Rothschild) c'è tutto un mondo, ritratti e situazioni esemplari di affaristi, politici e politicanti, giornalisti e naturalmente più o meno belle donne, tutti pronti a compromettersi pur di cercar di lucrare personali vantaggi, tutti venduti al dio denaro che fa sì sia un mondo materialista e liberista in cui tutto ha un suo prezzo. Si salva solo l'amante poi pentita di Saccard, la signora Caroline, cui Zola mette spesso in bocca il proprio pensiero, anche nel rispondere alle invettive antiebraiche del protagonista. ''Il risultato è un'opera insolitamente varia, con inattesi aspetti 'romanzeschi', talvolta vicini al melodramma, talvolta alla farsa, che intriga il lettore proprio attraverso la cosciente contaminazione dei generi'', come scrive Fabio Grassi nella sua introduzione al volume. Zola così realizza, sempre con l'abilità di mostrarci innanzitutto tipi umanamente riconoscibili, un'impietosa denuncia senza tirarsi indietro davanti a nulla nel ritrarre, secondo le parole di Saccard, la speculazione come ''richiamo stesso della vita, eterno desiderio che costringe a lottare, a vivere''. Anche se poi Caroline, vergognandosi della sua vecchia relazione, pensa ''all'immondizia spaventosa con cui si sporca anche l'amore'' e conclude, chiudendo il romanzo, ''perchè dunque dar colpa al denaro delle sporcizie e dei crimini di cui è causa? E' meno sudicio l'amore, che crea la vita?''.
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it