Cultura

Tornano scritti di Leonardo Sciascia su mafia

Testimonianza di passione civile e razionale oggi da riscoprire

La copertina di 'A futura memoria' di Leonardo Sciascia

Redazione Ansa

 (ANSA) - ROMA, 14 MAR - LEONARDO SCIASCIA, ''A FUTURA MEMORIA'' (ADELPHI, pp. 206 - 24,00 euro - a cura di Paolo Squillacioti). Due cose rendono importante la riproposta di questo libro di Leonardo Sciascia e la sua lettura oggi, da una parte la vis polemica, la capacità intellettuale di essere ''contro'' e il sentire la necessità di intervenire e provocare magari, dall'altra, quell'invito che chiude l'introduzione del 1989: ''Questo libro raccoglie quel che negli ultimi dieci anni ho scritto su certi delitti, certa amministrazione della giustizia; e sulla mafia. Spero venga letto con serenità''.
    Sono pagine, queste raccolte in ''A futura memoria'' (con l'aggiunta a sottotitolo ''se la memoria ha un futuro'') che ci ricordano quindi il ruolo dell'intellettuale e rendono evidente come oggi questo sia venuto meno e le voci degli artisti e pensatori siano labili e disperse, prive di quella lucidità e vigore che sarebbero tanto utili, e poi quell'invito alla serenità nell'affrontare anche gli argomenti più caldi, alla ragione, di cui ancor più sentiamo l'assenza in un'arena fatta di affermazioni perentorie e attacchi personali che prescindono da ogni logica e analisi.
    Sciascia, a suo tempo, come queste pagine tornano a testimoniare, forse, tra le tante cose sacrosante che qui possiamo rileggere, disse anche qualcosa di eccessivo e sbagliò qualche bersaglio (come nel caso di Pertini, che lui stesso ricostruisce nella prefazione, o in certe analisi di Buscetta e delle sue confessioni) ma comunque tutto era fatto e detto sempre con grande dignità e con le dovute spiegazioni. Così vanno lette oggi le pagine scritte in morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la critica assoluta e feroce alle dichiarazioni fatte a caldo dal figlio Nando, certe aspre critiche all'operato della magistratura, culminate in un celebre intervento sui ''professionisti dell'antimafia'' (definizione non di Sciascia - anche se a lui piacque - ma che compare nel titolo del suo pezzo sul Corriere) e le loro lotte di potere tra diverse fazioni e un certo modo di operare ai tempi del fascismo, ma anche nell'Italia democratica, con un attacco a due personaggi di cui non fa il nome ma che sono ben riconoscibili, il sindaco Leoluca Orlando e il magistrato Paolo Borsellino, in un mondo in cui ''nulla vale di più per far carriera nella magistratura che prendere parte a processi di stampo mafioso''.
    Fu un errore? probabilmente, visto che il pool palermitano stava lavorando per arrivare al primo maxiprocesso concluso con esemplari condanne. Certo è che a posteriori e a prescindere dalle persone, qualcosa di vero si intravede in quel discorso conoscendo ormai i futuri veleni e antagonismi della procura di Palermo, ma soprattutto c'è dietro la volontà di Sciascia di non mollare mai la presa, di non far spegnere mai le luci che lui stesso aveva acceso sulla lotta alla mafia e sul problema della criminalità organizzata in Sicilia, come i tanti interventi qui raccolti testimoniano bene, denunciando tutte le storture, le complicità, le infiltrazioni, anche a costo appunto di sbagliare qualcosa. Il tutto poi sempre accompagnato tra l'altro da una forte vena garantista. ''A futura memoria'' è l'ultimo libro di Sciascia, propostogli dall'editore e che lui non fece in tempo a vedere stampato, ma resta un libro suo sin nell'intimo, per quel suo aver sempre combattuto, come dichiara più volte, a lungo contro chi non credeva all'esistenza della mafia e poi contro chi non vedeva che mafia da tutte le parti. Oggi personaggi di questo tipo, razionalisti e illuministi appassionati, esemplari di anni difficili, ci mancano e i risultati purtroppo si vedono nello scollamento totale tra politica (politici) e il paese, la gente comune. (ANSA).
   

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