Cultura

Nothomb, il mio Riccardin e l'apparenza

La scrittrice parla del nuovo libro pubblicato da Voland

La copertina del libro di Amelie Nothomb 'Riccardin dal ciuffo'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 23 FEB - AMELIE NOTHOMB, 'RICCARDIN DAL CIUFFO' (VOLAND, PP 120, EURO 15). Torna alle fiabe della sua infanzia Amélie Nothomb e nel venticinquesimo romanzo, 'Riccardin dal ciuffo' rivisita in chiave moderna una delle favole di Charles Perrault. Così, dopo 'Attentato' e 'Barbablù' è il momento di 'Enrichetto dal ciuffo' dove ci troviamo di nuovo a fare i conti con la fisicità.
    "'Riccardin dal ciuffo' è una favola totalmente moderna perché viviamo nel mondo delle apparenze. Tutto è apparenza. Io stessa che sono una scrittrice e non dovrei apparire, sono in tutti i miei libri perché la gente vuole vedere Amélie Nothomb.
    Faccio parte dunque di questo mondo di apparenze" dice all'ANSA la scrittrice belga di lingua francese, in questi giorni in Italia per la presentazione del libro pubblicato come sempre da Voland, il suo editore italiano, nella traduzione di Isabella Mattazzi, con in copertina la Nothomb in una foto con veletta nera che le scende sul viso. "Barbablù e Riccardin dal ciuffo sono le fiabe che hanno più contato nella mia infanzia. Hanno un punto in comune: entrambe non sono mai state adattate per il cinema da Walt Disney. Quando questo accade in genere il risultato è molto bello ma si fissano nella memoria degli spettatori e non c'è più la possibilità di tornarci" spiega la Nothomb.
    Lui, Deodato, è di una bruttezza estrema e di una raffinata intelligenza. Lei, Altea, è di una bellezza impareggiabile ma piuttosto stupida. Quando i loro destini si incrociano è amore vero, di quelli che fanno apparire bello anche quello che non lo è. "Bellezza e bruttezza sono in qualche modo persino sinonimi.
    Capita anche nella vita che si veda una persona così brutta da far venire la voglia di immaginarla bella. E succede che si vedano foto di Greta Garbo, talmente bella che uno si sforza di trovare dei particolari di bruttezza" sottolinea la Nothomb e aggiunge: "La bruttezza è disarmonia, scomposizione dei particolari che per altro è quello su cui si basa l'arte moderna, la frantumazione dei dettagli".
    In 'Riccardin dal ciuffo' Deodato, di cui seguiamo il percorso fin dall'infanzia, diventa un famoso ornitologo e mantiene il suo aspetto repellente fino alla fine. Non si trasforma in principe come accade in 'La bella e la bestia'.
    "Enrichetto dal ciuffo' è una fiaba molto breve e riadattarla è stato più complicato rispetto a Barbablù dove ho cambiato molte cose rispetto alla fiaba originale, facendo in modo che l'orco diventasse immensamente affascinante. Nel mio 'Riccardin dal ciuffo' il problema era dare corpo ai due personaggi, farli diventare veri. Per Deodato mi sono inventata così la professione di ornitologo perché gli uccelli sono certamente un buon intermediario fra il bello e il brutto. Un uccello è per definizione molto bello ma, se lo guardi da vicino, diventa bruttissimo". Ad Altea "ho attribuito quella che è considerata in un certo modo stupidità in Occidente: guardare qualcosa con stupore e meraviglia che in Oriente invece non è da persone stupide" racconta la scrittrice che è nata a Kobe, in Giappone, nel 1967 e ha trascorso l'infanzia e la giovinezza in vari paesi dell'Asia e dell'America, seguendo il padre diplomatico.
    Dall'esordio nel 1992 con 'Igiene dell'assassino' con cui ha scalato subito le classifiche di vendita, pubblica un libro all'anno con il suo storico editore francese Albin Michel e con Voland. "In realtà scrivo almeno quattro libri all'anno e ne scelgo uno che mando ad Albin Michel e quattro mesi dopo a Voland. E'come se avessi la necessità, attraverso la scrittura, di dimostrare che non sono impazzita". (ANSA).
   

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