Cultura

Islam, tra storia e antropologia

Saggio di Hillenbrand per comprendere un popolo e una religione

La copertina di Islam di Carole Hillenbrand

Redazione Ansa

CAROLE HILLENBRAND, ISLAM. UNA NUOVA INTRODUZIONE STORICA (Einaudi, pp. 404, 34 Euro). La vita del Profeta Maometto oggetto di amore e devozione da parte dei fedeli; il Corano come conforto spirituale, rassicurazione e ammonimento; la teologia e la filosofia islamiche e il pensiero politico; la divisione tra sunniti e sciiti. E poi le donne e le questioni di genere nelle società musulmane, in una prospettiva che dalla storia si lega al contemporaneo. Sono solo alcuni dei temi affrontati nell'interessante e accurato saggio di Carole Hillenbrand, Islam (Einaudi), nel quale viene offerto un quadro esaustivo del mondo musulmano, in una ricostruzione storica e antropologica ricchissima e utile a orientarsi in una religione e in un modo di vivere che riguardano oltre 1 miliardo e mezzo di persone. L'Islam è la più temuta e la meno compresa delle religioni al mondo, spiega Hillenbrand: proprio per questo l'autrice ha scelto di scrivere un testo (corroborato da un ricco apparato iconografico, da una postfazione, da un'appendice con i principali personaggi storici e un glossario) indirizzato non a esperti, ma al lettore comune, cercando di smontare uno a uno i pregiudizi e le false convinzioni legate al mondo musulmano. Tra le prime menzogne per l'autrice c'è quella che associa l'islam con il terrorismo. Se è la storia che modella la religione (perché nessuna religione esiste "in un vuoto storico" o può essere la stessa "in ogni tempo e luogo"), allora secondo Hillenbrand è utile ricostruire il passato, per poi leggere i fatti di oggi alla luce di ciò che è accaduto ieri. Di capitolo in capitolo (10 in tutto, ognuno leggibile in maniera indipendente, per permettere di approfondire anche solo un argomento), la studiosa racconta di dottrine e personaggi, filosofie e costumi popolari, sempre tenendo acceso il faro dell'obiettività, della misura e della razionalità, e sempre nella ferma convinzione che, oggi più che mai, sia necessario parlare dei "tanti volti dell'Islam". Non esiste infatti un "corpo unico, monolitico, di musulmani", ma "ci sono conservatori e radicali, letteralisti e intellettuali, quelli che hanno la visione di una fede diffusa in tutto il mondo e quelli la cui visione non andrà oltre la propria comunità familiare". Tra tradizioni, etnie e tendenze diverse, in una religione che si estende praticamente in tutti i continenti, chi può parlare ufficialmente in nome dell'Islam? Questione spinosa, sottolinea l'autrice, soprattutto all'indomani di ogni attentato, quando gli osservatori non musulmani chiedono ai leader musulmani di far sentire più chiaramente la propria voce di dissenso contro il terrorismo e, vedendone la riluttanza, la imputano a una qualche connivenza con i criminali. Ma il tema riguarda anche la cosiddetta 'islamofobia', nata dopo l'11 settembre, e oggi cavalcata, come ci ricorda ogni giorno la cronaca, da molti politici.(ANSA).
   

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