Cultura

Dell'Arti, mitologo pagano dell'anima

La 'Bibbia' dei miti greci diventa fiction di sangue e carne

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 12 DIC - GIORGIO DELL'ARTI, BIBBIA PAGANA (EDIZIONI CLICHY, PP. 475, 19,00 EURO) - Dalla prima pagina di "Bibbia pagana", tacitamente, si accetta un patto: si avrà a che fare, fino alla fine e senza mediazioni intellettuali, con il terreno, il sangue, la carne, la violenza, la libido e la tensione ideale verso il (presunto) bene superiore ordito o ordinato da una divinità. Dell'Arti ha lavorato ad una narrazione fruibile dal plot intrigante quasi da fiction, tessendo (come le Moire della mitologia greca, appunto) un filo, quello dei miti greci classici e proponendo il risultato sotto forma di romanzo. Di più, come fosse un film. Verso la fine di ognuna delle quattro parti di cui si compone il libro ci si chiede come finirà. L'eroe sopravvive? La giovane rapita verrà liberata? Senza svelare troppo dei miti raccontati non si può non avvertire il lettore si scontrerà con l'amplissima - e dunque moderna oltre ogni cliché - famiglia di Zeus, con i suoi umori senza filtro e con i capricci guidati solo dal desiderio. Divinità fin troppo umane nelle pulsioni di godimento, nel gusto di infliggere atroci torture e nel soffrire di un dolore sovra umano, come quello di una madre che per la perdita della figlia, rende sterile la terra per anni. Il libro di Dell'Arti è il racconto delle radici umane.
    L'espediente letterario è raccontare vita e morte di dei e semidei, solo così si può raccontare il fondo dell'animo umano.
    Lo scrittore è un tifoso della mitologia dionisiaca dove l'oscenità è ingrediente basilare, insieme all'asprezza e al furore ma non è tutta mitologia quella che scorre nelle pagine. Come confessa l'autore, "tra le righe c'è anche l'uomo del 2016". L'uomo-narratore che con delicatezza usa gli strumenti letterari di cui dispone maneggiando la mitologia, ottenendo un risultato di perfetta fusione. Una parola sulla forma del romanzo. La divisione in parti e poi in episodi lo rende attraente e si presta ad una lettura difficile da interrompere. L'uso del dialogo e il linguaggio, finanche sfrontato ma anche aulico fanno poetico il racconto e lasciano scorrere tra le pagine quel patto di sospensione dell'incredulità, tipico del lavoro cinematografico, che permette di superare le incongruenze superficiali e godere di un'opera creativa.
    Il patrimonio a cui ha attinto Dell'Arti è ampio, la fase della ricerca avrebbe potuto spaventare ma non è il caso di "Bibbia pagana". "Si trova sempre quello che si vuole trovare", dice l'autore che prima di scegliere il titolo del libro ne aveva già in mente chiaro l'impianto.(ANSA).
   

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