Cultura

Brokken, Dostoevskij amante e amico

Lo scrittore olandese a Roma con 'Il giardino dei cosacchi'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 10 DIC - JAN BROKKEN, IL GIARDINO DEI COSACCHI (IPERBOREA, PP. 404, EURO 18,50) Amante, amico. L'uomo prima dello scrittore con i suoi tormenti esistenziali e i suoi amori impossibili. O meglio, l'uomo che proprio per essere stato quell'individuo è diventato quello scrittore. E' un ritratto intimo di Fedor Dostoevskij, raccontato attraverso la sua amicizia con il barone russo di origini baltiche Alexander von Wrangler, quello che fa lo scrittore olandese Jan Brokken ne 'Il giardino dei cosacchi' (Iperborea) con cui partecipa alla Fiera nazionale della piccola e media editoria 'Più libri più liberi' il 10 dicembre a Roma.
    "Alexander e Fedor sono stati amici intimi nel periodo più difficile della loro vita e in un luogo molto lontano: in Siberia, a due mesi di viaggio dalla capitale San Pietroburgo.
    Hanno discusso di tutto: di criminalità (Alexander era un giovane procuratore distrettuale e un pubblico ministero), di politica (Fedor era un prigioniero politico) e di filosofia (hanno letto Kant e Hegel insieme in tedesco). Ma anche di cose molto personali" dice all'ANSA Brokken, l'autore di 'Anime baltiche', considerato un maestro del romanzo-saggio. "Erano entrambi innamorati - spiega lo scrittore olandese - e tutti e due di una donna sposata. E questo non era facile, nel bel mezzo del XIX secolo. La discussione sull'impossibilità dei loro amori era molto aperta, franca e assolutamente moderna".
    Per scrivere il libro che vede Dostoevskij e von Wrangler trovare, in una vecchia dacia nella steppa siberiana, un rifugio e un'oasi di pensiero e poesia nella corruzione dell'Impero, il 'Giardino dei cosacchi' appunto, Brokken ha consultato documenti, memorie e lettere arrivate nelle sue mani come un dono speciale.
    "In 'Anime baltiche' - dice Brokken - ho fatto un ritratto della nobile famiglia dei von Wrangel che è rimasta molto colpita dal libro e mi ha dato le copie delle lettere che il loro bis bis nonno Alexander von Wrangel aveva inviato a Fedor Dostoevskij. Mi hanno consegnato anche le memorie che Alexander ha scritto del periodo passato in Siberia e che ha pubblicato in proprio nel 1912 e distribuito solo nella cerchia familiare.
    Così ho potuto conoscerle. Quando mi sono state date mi è sembrato di ricevere in dono un lingotto d'oro. Era tutto scritto in un antico e affascinante stile russo e così ho chiesto a uno specialista di tradurle. Quando ho ricevuto il materiale, ho deciso immediatamente di raccontare la storia dal punto di vista di Alexander e di farlo in prima persona singolare". Brokken, che è anche giornalista e grande viaggiatore, ha reso così la storia "personale, moderna, luminosa anziché farne un polveroso racconto storico".
    "Naturalmente ho dovuto leggere tutte le lettere che ha scritto Dostoevskij e la sua corrispondenza racchiude più di 3000 pagine. E ho dovuto studiare - spiega - tutti i documenti di Alexander che del suo amore scrive Madame X e quando parla di Dostoevskij a volte è molto attento perché sapeva che i servizi segreti leggevano tutte le sue lettere. E' stato un lavoro di anni. Ma tutte le difficoltà sono state dimenticate quando ho ricevuto la prima lettera di un lettore: uno psichiatra olandese che ha in cura criminali e assassini. Si è interrogato tutta la vista su Dostoevskij e i suoi capolavori, ma grazie al mio libro ha capito di più chi fosse l'uomo".
    Tutti i fatti che Brokken racconta sono veri. "Dopo aver lasciato il campo di prigionia in Siberia Dostoevskij - racconta - non poteva più scrivere. Poi ha incontrato Alexander che lo ha portato a casa sua e nei mesi estivi caldi e secchi ha affittato una dacia chiamata Il Giardino dei cosacchi. Nulla di tutto questo è inventato, ma naturalmente ci è voluta molta fantasia per rendere Alexander e Fedor personaggi reali, veri esseri umani". Anche Brokken ha conosciuto così più a fondo l'anima di Dostoevskij: "Poteva essere fantastico e terribile nello stesso tempo, era un buono e cattivo amico. E' stato uno scrittore rivoluzionario perché è stato il primo a scrivere partendo dal modo di pensare e parlare dei suoi personaggi e non raccontando di loro". E Alexander? "Era il miglior amico che si possa immaginare. Ha fatto tanto per Dostoevskij, gli ha dato fiducia in se stesso, ha fatto di lui, di nuovo, uno scrittore. Senza Alexander, le 'Memorie della casa dei morti' non sarebbe stato scritto" dice convinto lo scrittore. (ANSA).
   

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