Cultura

Giorgio Fontana, storia d'amore e perdizione

Un solo paradiso, nuovo romanzo del vincitore del Campiello 2014

La copertina di Un solo paradiso di Giorgio Fontana

Redazione Ansa

   (ANSA) - ROMA, 14 OTT - GIORGIO FONTANA, 'UN SOLO PARADISO' (SELLERIO, pp.196 - 14,00 euro). Con Morte di un uomo felice'', romanzo intenso e limpido su un magistrato e i suoi rapporti con un mondo di colpe e colpevoli, Giorgio Fontana aveva vinto a sorpresa il premio Campiello 2014 e oggi, a due anni di distanza, esce con un nuovo romanzo che delude un po' le attese per una sorta di struttura squilibrata e una scrittura che comunque non si risolve in maniera alta. Molti sostengono che è molto più facile scrivere di dolori e drammi che di serenità e felicità e probabilmente è così se, in questa storia di amore e abbandono, l'esaltazione di sentimenti e sensi appare molto più debole e di maniera del precipitare in un buco nero di Alessio Bertoli, lasciato sul più bello da Martina, che in lui comunque aveva sempre visto un mediocre ''dolceamaro contentarsi''.
   

Una storia d'amore sullo sfondo di Milano, vitale e febbrile, dichiarazioni e insicurezze, gelosie retroattive, cui poi si aggiungono silenzi che vorrebbero essere interrogativi e mutismi che, evitandole, sono una risposta. La verità è che lui è un suonatore jazz di tromba che trascina la propria esistenza senza alzare mai gli occhi e si aggrappa inebriato a questo amore che lo seduce e avvince, mentre lei è più indipendente e vitale, non ha nessuna intenzione di fare la ciambella di salvataggio a nessuno e lo accetta perchè è in crisi, ma quando sta meglio e l'amore, così come è insorto, sparisce, se ne va per la sua strada appresso a una sua vecchia fiamma, chiedendosi come mai il jazz fosse così legato all'autodistruzione più di ogni altra musica.
   

Alessio come è prevedibile comincia subito ad annaspare e affoga nel mare della vita oltre che nell'alcol in cui si rifugia per stordirsi, perde il lavoro nella sua band e appare in fuga da sè e da tutto quasi letteralmente, viste le lunghe camminate senza meta verso la periferia. Il dolore, l'abbrutimento hanno qualcosa di assoluto e irrinunciabile, come se non potendo avere più il paradiso, non resti che vivere l'inferno sino in fondo. Ciò che movimenta un minimo il racconto è la trovata di un Alessio che, nella sua fase di cupa depressione e bere, incontra un vecchio amico che dopo tanto tempo rientra nel bar della loro giovinezza e a lui, come per uno sfogo, come per giustificare il suo stato, racconta la propria storia con tutti i particolari. E questi ce la riferisce, anche con qualche imbarazzo, dopo avere nuovamente perso le tracce di Alessio, domandandosi se la propria fortunata e semplice vita sia stata migliore di quella di quest'ultimo e riempiendosi di ''una gioia oscura'' convincendosi che l'amico, pur avendo conosciuto il paradiso, è stato colpito da una maledizione e lui no. (ANSA).
   

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