Cultura

Heroes, se il capitale crea l’orrore

‘Bifo’ Berardi indaga il boom di suicidi e omicidi d

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 23 AGO - FRANCO 'BIFO' BERARDI, HEROES.
    SUICIDIO E OMICIDI DI MASSA (BALDINI & CASTOLDI, PP. 244, 16 EURO). Si chiamano Andreas Lubitz, Seung-Hui Cho, Pekka Auvinen, Eric Harris e Dylan Kyebold, e in comune hanno il fatto di essere entrati nella storia per aver portato morte e disperazione nella vita di tante persone, compresa la propria.
    Nel periodo di infelice precarietà che la società occidentale sta vivendo, mentre la crisi economica ci attanaglia e le nostre città sono affollate dal dolore di immigrati senza casa né futuro e ogni volta che si sale su un aereo o si va al cinema, al ristorante o al centro commerciale si ha paura di un attacco terroristico, torna d'attualità il libro Heroes di Franco 'Bifo' Berardi, edito da Baldini e Castoldi nel 2015. Una lunga sequela di orrore segna le pagine di questa riflessione inquietante e cupa nella quale l'autore cerca di decifrare la relazione tra il capitalismo finanziario e la salute mentale. Al centro del libro alcuni casi di cronaca tra i più eclatanti degli ultimi anni - tra l'aumento esponenziale dei suicidi e gli omicidi di massa come la strage di studenti compiuta dal giovane Seung-Hui Cho nel 2007 all'Università di Stato della Virginia, la sparatoria nel 2012 in un cinema di Denver in Colorado a opera di James Holmes o l'aereo fatto schiantare dal pilota tedesco Andreas Lubitz nel 2015 su una parete rocciosa delle Alpi - in una fenomenologia del terrore che mette i brividi proprio perché figlia del nostro modo di vivere. Nell'anno in cui Bowie incise Heroes, il 1977, è iniziato un processo che ha trasformato l'eroe in carne e ossa in uno immateriale, in qualcosa a metà tra un'immagine e un fantasma: colpa di quel "semiocapitalismo" che ha ridotto ogni cosa in astrazione, algoritmi e "accumulazione di niente in forma di denaro". Partendo dalle teorie di Baudrillard e Debord, e sviluppando connessioni tra economia, sociologia, psicoanalisi e filosofia, Berardi vuol far capire come e in quale misura questi tragici e folli eventi siano la diretta conseguenza di un sistema economico-sociale che, aggredendo la vita delle persone, le destabilizza, le aliena, ne distrugge la sfera etica ed emotiva, sostituendo il senso di comunità con la legge del più forte in una competizione senza fine. In questo processo drammatico e inarrestabile, "che dovremmo fare quando non c'è più niente da fare?", si chiede amaramente l'autore nell'ultimo capitolo del libro. Un libro che Berardi ha deciso di scrivere non per senso del macabro o per predicare sventura, ma per cercare "un metodo etico di sottrazione dalla barbarie presente" e contemporaneamente "il modo di interpretare nuovi valori etici che la barbarie porta con sé". Nel momento attuale, spiega, non servono denunce, ma "una via di fuga": la battaglia da vincere si giocherà tutta nel cervello e protagonisti saranno scienziati, artisti, ingegneri, ossia i "lavoratori cognitivi", perché "il processo di trasformazione sta spostandosi dal campo della progettualità politica alla sfera concettuale e pratica della neuroplasticità". A salvarci, forse, sarà l'ironia, quell'"eccesso di linguaggio che apre la porta all'infinità del possibile". E soprattutto la voglia di ribellarsi, la non appartenenza e il non prendere troppo sul serio nessuno, neppure - dice 'Bifo' - l'autore del libro.
   

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