Cultura

Nooteboom davanti alle urne dei forti

I poeti, al contrario degli altri morti, continuano a parlare

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 1 GEN - CEES NOOTEBOOM, 'TUMBAS' (IPERBOREA, pp.378 - 20,00 euro - Traduzione di Fulvio Ferrari).
    Cees Nooteboom, pur scrivendo in una lingua minoritaria europea, il neerlandese, e vivendo nella sua casetta al centro di Amsterdam, è, ormai ultraottantenne, uno degli scrittori e intellettuali tra i più significativi dei nostri anni e questo suo libro, che non sconcerti per il titolo e l'argomento, viaggio tra tombe di poeti e pensatori, è forse il suo più importante, segnato come è dalla ricerca e dalla capacità di portare in superficie, di rendere evidenti, le radici della nostra cultura.
    Nooteboom visita girando il mondo nell'arco di una trentina di anni i cimiteri in cerca delle urne dei forti, convinto che "la maggioranza dei morti taccia. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare", ovviamente attraverso la loro opera, suscitando in ognuno con i propri versi reazioni personali, intessendo dialoghi intimi coi propri lettori. "In tutta la grande poesia, anche in quella più moderna, è custodita l'eredità dei classici, del passato, di tutto ciò che è stato conservato attraverso i secoli per noi. Se si ha pazienza e si è pronti ad affrontare la fatica, quell'eredità ci giunge come un dono". Se si è pronti, perché leggere la poesia non è facile e si impara leggendo poesie e i poeti che leggi "diventano assieme a te i tuoi maestri e il processo di apprendimento dura tutta la vita", anzi, col procedere degli anni e il variare di sé, certi versi continuano a cambiare senso e valore. La prima visita a un cimitero, fresco di lettura della 'Recherche', fu a Parigi al Pére Lachaise alla ricerca della tomba di Proust, incontrando poi anche quella di Balzac e di Gerard De Nerval e, fin da allora, lo scrittore intuì quello che gli sarebbe diventato sempre più chiaro, "la sensazione di andare a far visita a dei morti che si conoscono meglio della maggior parte dei vivi". E davanti alle loro Tumbas (titolo scelto "per il suono gioioso che questa parola ha in spagnolo") Nooteboom descrive spesso, certo, il luogo, il tumulo o il monumento, ma essenzialmente divaga, si interroga, ricorda e elabora quel che è rimasto in lui dell'opera e del pensiero della persona sepolta in quel luogo, certe volte in cui è capitato quasi per caso, altre perché è partito apposta per arrivare dove si trova.
    E a questo punto, passando dal brasiliano Carlos Drummond de Andrade, morto nel 1987, per arrivare a William Butler Yeats, morto nel 1939, che aprono e chiudono il libro con i personaggi messi in ordine alfabetico, si passa per Giacomo Leopardi o Baruch de Spinoza, Holderlin e Goethe, Cervantes e Chateaubriand, con una puntata sino a Dante (la sua tomba, dentro un'altra tomba, sorge vicino a una strada trafficata, non vi si può accedere, "si viene respinti" e allora è meglio tornare al testo), pur essendo la stragrande maggioranza degli incontri con autori tra Otto e Novecento. Con Proust e Dante è Borges il terzo dei grandi punti di riferimento per Nooteboom e quest'ultimo è sepolto a Ginevra e lì ci si lascia andare a curiosità rivelatrici e ricordi, allo scrittore argentino che durante la seconda guerra mondiale si racconta avesse deciso di non leggere più giornali e tenersi informato leggendo ogni giorno una pagina di Tito Livio sulle guerre puniche, che tanto la storia non fa che ripetersi. Poi riflette su sé e quel che ha letto, ricorda un incontro e finisce con una poesia appunto dedicata a Borges. E, lungo le pagine di questo libro affascinante e coinvolgente proprio quando l'autore ci rivela qualcosa di più profondamente personale, si potrebbe continuare di citazione in citazione, di curiosità in curiosità, ma il lettore le scoprirà da sé nel loro contesto che non le farà sembrare più tali, ma darà loro un senso e una profondità, risvegliando la voglia di andare a rileggere tante delle opere e degli autori che si incontrano e Nooteboom torna a far vivere, in modo sempre anticonvenzionale, con emozione e rispetto, ma mai riverenza. (ANSA).
   

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