Cultura

Il mistero delle 'incisioni a perdere'

Francesco Gallo Garzia e 30 anni di segni segreti

Redazione Ansa

Il segno del mistero o il mistero del segno: le Incisioni a perdere (titolo peraltro bellissimo, sacrilego e bataialliano) avrebbero potuto chiamarsi anche così, considerato il fondamento stesso della tecnica che le produce e l'ossessione trentennale di Gallo per gli emblemi, e ciò che essi nascondono, e le figure misteriose e rivelatrici.
    Lavorando sul linoleum e le xilografie stampate su carta da spolvero, Gallo Garzia traccia il percorso di quella che Betty Edwards chiamerebbe la parte destra del cervello, preposta a nascondere e ingannare la parte razionale per far emergere il mistero della creatività e dell'arte. In una radicale esplicitazione dell'artistica eterogenesi dei fini, in 30 anni di accanimento sui simboli e le allegorie, Gallo Garzia incede (e incide) tra alberi protesi, teste mancanti, oscuri presagi, curve interrogative, neri silenzi e gesti dispersi.
    Il risultato sono domande dalle mille o nessuna risposta che rilanciano interrogazioni metafisiche, tolgono il fiato e lo sguardo e ricordano una massima del regista-meditatore David Lynch: 'le domande mi intrigano, le risposte mi annoiano profondamente'.
    Ogni traccia, ogni (di)segno, è una domanda urlata nel deserto della percezione, priva di eco ma ricca di rimandi: come Ascolto, per esempio, in cui cinque orecchie-feti (l'orecchio tagliato di Van Gogh o quello ritrovato in un giardino all'inizio di Velluto blu dello stesso Lynch?) galleggiano in un limbo amniotico che sembra assorbire ogni suono.
    Incidendo, e cioè 'tagliando dentro' (un'anima? un cuore?) ma anche portando in superficie (l'incisione è una tecnica 'negativa', come certa teologia), Gallo Garzia oscura i nessi causa-effetto e fa luce sulla sorpresa e il dispendio, lo 'spreco sacro' che l'arte, nella sua essenza, è. Così come lo è quel 'battere la testa al muro', quel potentissimo (e impotente) 'Orinare alla Luna', ispirato a Bruegel, di un uomo di spalle, senza volto, dalla testa mostruosa, ripiegato su stesso.
    Potrebbe essere lo stesso, che in un contesto diverso ma pur sempre sul palcoscenico vitale e straziante dell'esistenza, incarna lo 'Spirito della danza', che è movimento del corpo ma anche della volontà, delle idee, della creatività, delle parole ('I'm a dancer of the mind', diceva David Bowie, che forse ha letto il Nietzsche che concepiva solo un Dio in grado di danzare).
    Di certi libri di aforismi così come di molti classici, si dice che dovrebbero essere tenuti sul comodino, per poter essere letti e riletti. E' un'ottima indicazione anche per le Incisioni a perdere, che, a ogni rilettura e ri-visione guadagnano un particolare, una sorpresa, una svista.
   

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