Cultura

La chitarra di Django, jazz e riscatto

La storia di Reinhardt scritta da Silei e illustrata da Alfred

Redazione Ansa

FABRIZIO SILEI E ALFRED, LA CHITARRA DI DJANGO (UOVONERO, 36 PP, 16 EURO)

E' una storia di jazz e riscatto, di povertà e voglia di vivere nei tempi in cui "tutto diventava niente e la musica diventata tutto. TUTTO TOT TO'". La chitarra di Django, scritto da Fabrizio Silei, vincitore del premio Andersen come miglior scrittore del 2014 e illustrato da Alfred, narra con freschezza e semplicità ai piccoli ma anche ai grandi la vita dura e magica di Django Reinhardt, di gran lunga il maggiore musicista jazz nato in Europa con la sua geniale commistione fra swing e tradizione gypsy.

    "Il fenomeno dei fenomeni" viene definito nel libro ed è subito chiaro perché: tutta la sua carriera e la sua straordinaria tecnica chitarristica ruotano intorno a un particolare tragico della sua vita e cioè il terribile incendio in cui perse l'uso del mignolo e dell'anulare della mano sinistra. Un fatto orribile che lo costrinse a reinventarsi una tecnica straordinaria e innovativa per suonare l'amatissima e per lui vitale chitarra, dato che "uno zingaro senza la musica è come una città disabitata".

    E proprio la mitica chitarra di Django è la voce narrante di questo volumetto farcito di onomatopee musicali e suggestive illustrazioni della magica atmosfera della Parigi degli anni '30. "Mi guardava - racconta descrivendo lo stato del chitarrista nelle lunghe giornate in ospedale dopo l'incidente - poggiata su una sedia, mi guardava. A volte piangeva. Guardava la sua mano, contorta come un artiglio di rapace, e piangeva". E ancora: "Le dita erano due, le corde erano sei. Le corde erano morbide, le dita erano dure. Erano un ragno zoppo, un treno senza ruote. TETE TEN TETE TEN!".

    E poi la svolta commovente che avviene all'indomani della nascita di suo figlio: "Negli occhi neri del bambino c'erano oceani tunisini, foreste di tamerici, ballerine di Degas, miliardi di promesse, storie d'amore e di felicità. TATTA TARA TA'!". E allora le due dita deboli come le gambe di una ballerina ricominciano a saltare da corda a corda e riportano Django e la sua chitarra insieme sulla ribalta mondiale. La chitarra di Django insegna ai piccoli come un grave ostacolo possa essere brillantemente superato grazie alla forza di volontà. E ricorda ai grandi, anche chi di jazz ne mastica poco, come Reinhardt, con le sue sole due dita "matte", abbia suonato come se dita ne avesse avute un milione. 
   

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