Cultura

Così le banche truffano il correntista

'Io so e ho le prove', le confessioni di un ex manager

La copertina del libro di Vincenzo Imperatore 'Io so e ho le prove'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 23 OTT - VINCENZO IMPERATORE, IO SO E HO LE PROVE (CHIARELETTERE, 148 PP. 13 EURO).
    Raccolta del risparmio e erogazione del credito. E' questa la principale attività, incoraggiata e sostenuta dalla Stato come prevede anche la Costituzione, a cui sarebbero chiamate le banche. Invece la stragrande maggioranza degli istituti si dedica solo ad attività di tipo speculativo. E' una verità di cui spesso si parla e si scrive, ma l'ex manager bancario Vincenzo Imperatore ha il vantaggio di raccontarla dall'interno, svelando i trucchi che le banche usano per truffare il correntista.
    "Io so e ho le prove", scrive ripetutamente l'autore nell'incipit del libro. Una scelta, quella di vuotare il sacco, che - sottolinea - "non pareggerà i conti, ma adesso posso finalmente dire di aver fatto qualcosa dalla parte del correntista". Le confessioni sono quelle di una carriera cominciata nei primi anni Novanta e finita al vertice della direzione commerciale dell'area di Napoli di un importante istituto di credito. "Piazzare, piazzare, piazzare, era il mio mantra - spiega -. Al correntista dovevamo rifilare qualsiasi prodotto: polizze assicurative, derivati, azioni, obbligazioni, perfino diamanti".
    Il punto di non ritorno è - secondo Imperatore - la privatizzazione delle grandi banche pubbliche nei primi anni Novanta. Da allora si inizia a ragionare per obiettivi: se li raggiungi sei premiato e fai carriera. Ma dietro questa meritocrazia solo apparente (perché premia le capacità del venditore e non le competenze tecniche), si nascondono le irregolarità morali e materiali che i funzionari di banca continuano a perpetrare.
    Qualche esempio: le banche fanno cassa 'piazzando' televisori, tapis roulant e biciclette ai clienti che richiedono finanziamenti; utilizzano la filantropia e la solidarietà solo come strumento per aumentare la reputazione; piazzano polizze assicurative e strumenti finanziari ad alto rischio; usano procedure lampo di calmierazione per invitare al silenzio i correntisti che hanno scovato qualche trucco. Il risultato è che almeno il 20 per cento di quello che il correntista paga non dipende dal tasso d'interesse. Con le cosiddette manovre massive, aumenti quasi impercettibili dei tassi che il 90 per cento dei correntisti non vede, gli istituti si garantiscono incassi d'oro. La crisi degli ultimi anni ha cambiato il mondo delle banche e con esso anche la vita professionale dell'autore. Gli istituti vorrebbero portare rapidamente a casa i crediti concessi, ma difficilmente ci riescono. Riducono i costi, rivedono l'organizzazione, tagliano le filiali. E le certezze del passato improvvisamente vengono meno. Da una convention con i capiarea dell'istituto in cui lavorava nasce il travaglio interiore del manager, che - a fronte del cambio di strategia e dell'ammissione degli errori commessi da parte dei vertici della banca - non riesce più a trovare le ragioni del proprio modo di operare e le giuste motivazioni. Matura così la rottura con un sistema che sente non appartenergli più. (ANSA).
   

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