Cultura

L'amore-mito tra Duse e d'Annunzio

Passione e rivalità nel carteggio tra la Divina e il Vate

La copertina del libro Come il mare io ti parlo

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 18 AGO - ELEONORA DUSE/GABRIELE D'ANNUNZIO, 'COME IL MARE IO TI PARLO. LETTERE 1894-1923', a cura di Franca Minnucci (BOMPIANI, PP. 1408, 30 EURO). Un amore, grande e tormentato. Due anime geniali e inquiete, la cui vita, spesa nella totale dedizione all'arte, è diventata un mito. Della grande passione che ha legato Eleonora Duse e Gabriele d'Annunzio molto si è parlato e scritto: un rapporto al centro delle cronache mondane per anni, data l'eccezionalità dei protagonisti, ma in realtà mai compreso fino in fondo. Grazie al volume 'Come il mare io ti parlo. Lettere 1894-1923' (Bompiani), oggi tornano ad accendersi i riflettori sulle vere dinamiche sentimentali tra la Divina e il Vate: dal loro primo incontro veneziano nel 1894 fino all'ultimo, a Milano, un anno prima della morte di lei, passando tra le infinite tournée di lei e le ardite imprese politiche di lui, il libro presenta il carteggio amoroso che scandì il legame dei due amanti. All'imponente epistolario, curato da Franca Minnucci (e corredato dal saggio di Annamaria Andreoli, con la postfazione di Giorgio Barberi Squarotti), va innanzitutto il merito di sfatare ciò che abitualmente si racconta sulla vicenda, ossia che la Duse fosse la vittima sacrificale sull'altare del Vate crudele e lussurioso. In realtà, le cose andarono diversamente.
    Giganti nella vita e nell'arte, Eleonora e Gabriele furono capaci di incontrarsi, ma mai di fondersi completamente.
    Concentrati ognuno sul proprio mondo di aspirazioni, desideri, sogni d'arte e di gloria, rimasero sempre rivali, e mai alleati: lui utilizzò la fama dell'attrice acclamata in tutto il mondo per tentare di dare un nuovo volto al teatro italiano e raggiungere il pubblico di massa; lei, più grande di 5 anni, e ai vertici della carriera, attese dalla giovane promessa un vero teatro d'arte, finalmente degno del suo talento. Crisi, rotture e tradimenti, ma tra i due sempre uno scambio continuo, in cui se davvero si può parlare di vittima e carnefice, questi sono ruoli che continuamente si alternano. Dal momento che la maggior parte delle lettere scritte da d'Annunzio sono state bruciate per volere dell'attrice, nel volume a parlare è prevalentemente la Duse. Affascina il suo linguaggio musicale e allusivo: la grande diva delle scene sembra non scrivere ma 'intonare' ogni parola, come se ogni lettera divenisse un copione teatrale, nel quale ritrovare il ritmo e le vibrazioni della sua recitazione. Lamenti, sussurri, invocazioni, immagini oniriche ed eccentriche, tenerezze verbali si accompagnano a segni e alterazioni grafiche quasi a voler creare quella che Minnucci definisce una "pittura della pagina".
    Costruendo per il lettore una sorta di mappa epistolare che nello spazio e nel tempo delinea la parabola amorosa della celebre coppia, il volume svela non solo lo spaccato di un'epoca che continuamente affiora dalle pagine, ma soprattutto le più intime riflessioni di questi amanti eccellenti. Emergono sfumature, contraddizioni, intellettualismi e quotidianità di un rapporto infuocato e altalenante (descritto per l'appunto da d'Annunzio nel romanzo 'Il fuoco', in cui il personaggio di Foscarina rimanderebbe direttamente alla Duse): un amore forse come tanti altri, eppure così diverso da diventare mitico, che lentamente, ma inesorabilmente, lettera dopo lettera vede morire la sua fiamma. (ANSA).
   

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