Cultura

Da Zhang Yimou tutta la poesia del cinema-cinema

'One second' ambientato durante rivoluzione

Redazione Ansa

Pura poesia e vero omaggio al cinema, come dichiarato dallo stesso Zhang Yimou, questo suo ONE SECOND già ai festival di San Sebastian, Toronto e alla Festa di Roma e in sala con Fenix Entertainment ed Europictures questo 'nuovo' Cinema Paradiso in salsa cinese che ti prende e non ti molla più nei 104 minuti di durata, con il suo malinconico deserto e con i suoi personaggi sempre puri nella loro ingenuità.
    Ambientato nel Nord della Cina durante la Rivoluzione Culturale di Mao Tse-tung, il film ha come protagonista Zhang Jiusheng (Zhang Yi), ergastolano in fuga dallo sguardo buono, ma con un una mission ben precisa: essere spettatore di un cinegiornale pieno della solita propaganda di regime.
    Motivo? È l'unica possibilità che ha di rivedere per un secondo la figlia selezionata tra i lavoratori modello e dunque protagonista di un servizio. Ma prima della proiezione la preziosa pellicola viene rubata da una ragazzina, Liu Guinü (Liu Haocun). Una cosa a cui l'ergastolano casualmente assiste, tanto da iniziare un lungo inseguimento della ladra.
    Una volta recuperata la 'pizza cinematografica' si entra forse nella parte più straordinaria di ONE SECOND, con l'ingresso in scena di Mr. Film (Fan Wei) il proiezionista del villaggio, vera autorità locale perché è lui il deus ex machina di una enorme scarna sala che però si riempie fino all'inverosimile durante le rare e attesissime proiezioni in cui ognuno si porta dove sedersi. E questo in ogni ordine di altezza; c'è anche chi sale sul sellino della propria bicicletta per vedere, con grande orgoglio, tutto dall'alto.
    E che il cinema sia una vera festa popolare lo si vede molto bene quando l'intero villaggio, militarizzato da Mr. Film, come fosse un sol uomo si mette al suo servizio per sistemare la pellicola rovinata dal viaggio e dalla sabbia.
    Ogni atto di restauro è scandito dalla voce autorevole, e allo stessa tempo autoritaria, del proiezionista tra le grida di meraviglia di una popolazione entusiasta di rivedere per l'ennesima volta la celebrazione delle conquiste rivoluzionarie e industriali del pensiero maoista.
    Per il film di Zhang Yimou - tre candidature agli Oscar con HERO, JU DOU e LANTERNE ROSSE - finale pieno di lacrime, quelle del protagonista (e non solo) che guarda compulsivamente la figlia sul grande quanto precario telone che fa da schermo. È solo un secondo, ma per lui, ovviamente, è un tempo lunghissimo.
    Una curiosità. Osteggiato dalla censura cinese, il film, selezionato in concorso al Festival di Berlino 2019, fu poi improvvisamente ritirato per presunti "motivi tecnici". Da quel momento Zhang Yimou sembra abbia lavorato quasi due anni per aggiustarlo, rigirando alcune scene e tagliando alcuni passaggi scomodi, e vederlo finalmente uscire in sala in Cina. (ANSA).
   

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