Cultura

Nowhere Special, un padre e un figlio, storia di amore speciale

Uberto Pasolini firma uno dei film da non perdere

Redazione Ansa

La storia vera Uberto Pasolini l'aveva letta sul Daily Mail nel 2017: un giovane uomo, malato terminale di cancro, non ha famiglia, un lavoro di lavavetri, e' single ed e' un padre. E prima di morire vuole che il figlio di quattro anni abbia un futuro, sia adottato, ma vuole scegliere prima questi genitori che lo sostituiranno. Ce ne e' per stringere la pancia in una morsa. La storia è diventata Nowhere Special, il film di Pasolini, il regista di Still Life che vinse a Venezia nel 2013 il premio regia ad Orizzonti, il produttore di Full Monty. E' nato a Roma, e' parente (il padre era il cugino) di Pier Paolo Pasolini come suggerisce il cognome, nonche' nipote di Luchino Visconti, vive da tempo in Inghilterra ed e' li' che ha girato il film, applaudito ad Orizzonti e ora in sala con Lucky Red, al decimo posto della top ten degli incassi. Applaudito da pubbico e critica Nowhere Special è un film da non perdere: ci si commuove è vero ma il film è asciutto e ti resta dentro.
    Il suo protagonista e' James Norton, mentre il bambino e' Daniel Lamont e sono fenomenali entrambi. "In questa storia cosi' particolare ho visto la difficolta' di essere genitori, un mestiere difficilissimo, bisogna sapere come sostenere senza spingere, saper dare risposte e saper stare zitti, aiutare le scelte dei figli e fare scelte per i figli", ha detto Pasolini, tre volte padre. Certo qui c'e' un dramma incredibile, "ma io volevo raccontarne la vita parlando della morte, volevo evitare al massimo il ricatto delle lacrime e fotografare momenti di vita, dialoghi di sguardi, complicita' tra padre e figlio, comprensione infinita".
    Le lacrime "dovevamo tenerle dentro mentre recitavamo - ha detto James Norton - peccato che ad ogni scena vedevamo scendere quelle di Uberto". Per preparare il ruolo l'attore inglese di Grantchester, di Guerra e Pace, di Piccole Donne al cinema, ha lavorato "sulle emozioni ma al contrario, per gestirle".
    La sceneggiatura, pur ispirata alla storia vera, si e' arricchita dopo l'incontro del regista, autore e produttore con gli operatori delle associazioni che si occupano di adozioni e con famiglie che erano in procinto di adottare, "sei mesi di conversazioni e anche molte ricerche sul morire 'bene'". Il piccolo Daniel "non e' affatto un attore, non volevo baby star e volevo genitori interessati all'esperienza piu' che al futuro del figlio come attore. E' stato fantastico come entrava nella parte e subito dopo tornava un bambino come tutti", ha aggiunto.
    Oltre al mestiere di genitore il film fa leva sul tema della "solitudine, che mi e' caro da sempre". (ANSA).
   

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