Cultura

Quando la rivoluzione per il mondo è dei bambini

'Il futuro siamo noi', sette ragazzini-coraggio in lotta

Redazione Ansa

"I genitori devono smetterla di pensare che un bambino debba solo giocare o, al massimo, mettere a posto la sua cameretta". Questa frase, detta da uno dei protagonisti de IL FUTURO SIAMO NOI di Gilles De Maistre, sintetizza più di ogni altra cosa il senso di questo documentario dal 13 maggio in sala con Officine Ubu. In questo lavoro infatti c'è il racconto di sette bambini straordinari, José, Arthur, Aissatou, Heena, Peter, Kevin e Jocelyn, che vengono da ogni parte del mondo e combattono per difendere i propri ideali, sette adolescenti che, tra l'altro, nel 2018 erano in corsa per il 'Premio per il clima per bambini' in Svezia. Riconoscimento in cui gareggiava anche Greta Thunberg che allora rinunciò pur di non prendere un 'inquinante' aereo.

Ma chi sono questi bambini - ma si dovrebbe parlare anche dei loro rispettivi eroici genitori che il documentario racconta? Intanto c'è José Adolfo, ragazzino cileno di sette anni, che ha creato una banca ecologica che permette ai bambini che portano rifiuti riciclabili di poter aprire un loro personale conto in banca. Per questi rifiuti infatti ricevono un buono che possono utilizzare per acquistare dei prodotti direttamente dalla banca oppure ricevere soldi veri.

C'è poi il tenerissimo e coraggioso Arthur, ragazzino francese di dieci anni, che ha cuore solo per i senza tetto. A Cambrai vende i suoi dipinti per poter acquistare loro cibo e vestiti. A oggi ha venduto circa un centinaio di tele e con i soldi raccolti compera assieme a sua madre generi di prima necessità che poi distribuisce agli homeless. La battaglia iniziata da Idrissa Bah in Guinea è invece del tutto diversa. Lei combatte la pratica dei matrimoni combinati di spose bambine. Aissatou, dodici anni, sta seguendo le sue orme ed è impegnata nella lotta contro la violenza sulle donne, in particolare contro questo tipo di matrimoni. Per sostenere la sua lotta organizza così operazioni di sensibilizzazione nelle scuole e nei mercati.

A Nuova Delhi, troviamo invece Balaknama, ovvero un giornale scritto dai bambini che vivono e lavorano per strada. Heena, undici anni, fa parte di questi giovani reporter da strada. I bambini e alcuni partecipanti del mondo associativo distribuiscono il giornale, organizzano riunioni e letture per i giovani analfabeti a cui Heena fa lezione. Kevin, Jocelyn e Peter, rispettivamente di 10, 12 e 13 anni - denunciano, infine, in Bolivia lo sfruttamento del lavoro minorile. Ovvero fanno parte di quel gruppo di bambini lavoratori, occupati principalmente nelle miniere e nelle fabbriche di mattoni, che ha creato un sindacato per tutelarsi e proteggersi dai datori di lavoro abusivi.

"Sono più di 30 anni che giro il mondo e niente mi ha mai sconvolto e impressionato tanto come i bambini - sottolinea De Maistre, sceneggiatore, regista, giornalista e attore francese -. Ho filmato bambini soldato, schiavi, in prigione, per strada e i bambini che muoiono di fame. Li ho filmati perché volevo denunciare questi abusi e queste violenze. Ci credevo, ma il mio lavoro non ha mai realmente cambiato il mondo. Un incontro tuttavia - continua il regista -, mi è rimasto impresso: mentre filmavo bambini soldati arruolati nella guerriglia colombiana, mi sono avvicinato a uno di loro, un piccoletto, Fidel, di dieci anni. Secondo me era 'travestito' da soldato imbracciando fucile e munizioni. Gli chiesi: 'Credi che questo sia il posto per un bambino come te?' Mi ha risposto con una flemma che mi ha lasciato di sasso: 'E tu, chi sei per farmi questa domanda? La realtà della vita dei bambini poveri nel mio paese è l'accattonaggio, la prostituzione o il lavoro. Allora lascia che mi batta almeno per cercare di cambiare il mio futuro'. 

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