Cultura

Paradise, collaboratori di giustizia 'contro' tra i monti

Su #iorestoinsala la grottesca opera prima di Davide Del Degan

Paradise

Redazione Ansa

Calogero (Vincenzo Nemolato) è una persona semplice come tante, un siciliano venditore ambulante di granite che un giorno assiste ad un omicidio di mafia e decide di denunciare l'assassino, testimoniare. Ed è così che l'uomo viene subito spedito, grazie al programma protezione testimoni, nel posto più lontano dalla Sicilia: tra le montagne del Friuli, a Sauris. Inizia così PARADISE. UNA NUOVA VITA, opera prima di Davide Del Degan, già in concorso al Torino Film Festival e dal 20 aprile su #iorestoinSala dove viene proposta alle 21.

Ora Calogero, oltre al rammarico per aver perso il contatto con la sua famiglia che si è rifiutata di seguirlo, compresa la sua unica figlia appena nata, si ritrova un problema non da poco: il killer (Giovanni Calcagno) contro cui lui ha testimoniato è diventato a sua volta collaboratore di giustizia e, per un errore, è stato spedito nella stessa località e con lo stesso falso nome. Il nostro Calogero è convinto che sia lì per ammazzarlo, e non sa che il killer vive questo taglio col proprio passato come un'opportunità che la vita gli ha voluto regalare.

"Calogero - ha spiegato Del Degan di questo film, coproduzione Italia-Slovenia, - non ha mai voluto essere eroe e, suo malgrado, si ritrova ad affrontare una scelta troppo grande con le relative conseguenze. Solo, e nel posto sbagliato, si sente abbandonato dalla famiglia e minacciato dal sicario che ha denunciato, che al contrario scappa da una vita che non avrebbe voluto. Paradossalmente - ha detto ancora il regista, nato a Trieste nel 1968 - per il killer, Calogero è un liberatore. La sua testimonianza era l'occasione che aspettava per poter abbracciare un nuovo se stesso". E ancora Davide Del Degan: "Considero Paradise una commedia 'stranita', drammatica e ironica allo stesso tempo. Un film nato da diversi incontri e che vuole parlare soprattutto di quelle seconde opportunità che ti dà la vita". Per quanto riguarda lo spaesamento, uno dei temi forti di quest'opera prima, sottolinea il regista triestino, "è soprattutto uno spaesamento interiore, un momento di emozioni molto forti dei miei personaggi verso grandi cambiamenti. Una cosa che si lega anche a un fatto personale: mentre giravo stavo per diventare padre, un appuntamento verso il quale ero, io stesso, un po' spaesato". 

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