Cultura

Nevermind, cinque storie nel segno del paradosso

Esce il film a episodi di Puglielli con Sassanelli e Michelini

Redazione Ansa

Una volta c'erano i film a episodi per raccontare l'Italia con ironia, si rideva, ma ci si riconosceva anche, oggi c'è invece 'Nevermind' di Eros Puglielli. Ovvero quasi la stessa formula, ma con un'anima irriverente, surreale, grottesca, un'anima comunque senza troppa speranza più aderente ai tempi di oggi.
    Il film, già presentato alla Festa di Roma, con Paolo Sassanelli, Andrea Sartoretti, Giulia Michelini, Massimo Poggio e Alberto Molinari, in sala dal primo agosto con Minerva Pictures segue le vite di cinque persone, cinque protagonisti che vivono appunto nel segno del paradosso. Tra questi un facoltoso avvocato con un'abitudine 'molto' particolare quanto intima; una babysitter alle prese con un nuovo inquietante lavoro, accudire un bambino che non c'è; un vecchio amico d'infanzia dal torbido e ottuso presente; un cuoco con un'ossessione che non gli da tregua e, infine, uno psicologo perseguitato da un carro attrezzi e dalla smemoratezza. "Nevermind - dice il regista - è un film a episodi in cui persone comuni sono costrette a subire situazioni ed eventi estremamente singolari e paradossali, difficili da decodificare.
    Per quanto i fatti narrati in questo film possano sembrare a prima vista estremi, in qualche modo lo spettatore li troverà familiari e catartici perche in realtà esplorano i lati oscuri, scomodi e inconfessabili che si annidano nel nostro quotidiano".
    E ancora Puglielli: "Gli episodi sono collegati tra loro narrativamente attraverso una sorta di passaggio di testimone, mediante il quale un personaggio secondario di un episodio diventa protagonista di quello successivo. Il tono è quello della commedia, ma si tratta di una comicità scomoda e corrosiva, quasi sempre politicamente scorretta. Ogni episodio di Nevermind è un piccolo irriverente cult!".
    Ma, conclude il regista romano, classe 1973, non manca in Nevermind la funzione catartica: "Sì c'è - dice - per il fatto stesso che ci troviamo tutti sulla stessa barca. Ognuno di noi si è trovato più o meno nelle condizioni dei personaggi: da qui la ricerca del contatto con lo spettatore, a cui diciamo che in fondo siamo tutti umani e, dunque, siamo tutti in queste condizioni. Uno dei protagonisti (quello di Giulia Michelini, ndr) dice una frase chiave affermando che nessuno sa in realtà ciò che sta facendo. Questo appartiene sia alle persone che hanno fatto il film che a quelle che lo guarderanno". (ANSA).
   

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