Cultura

Federica Angeli, il male e la sofferenza

In sala 'A mano disarmata' sulla giornalista sotto scorta

A mano disarmata

Redazione Ansa

"Il ministro Salvini dovrebbe vedere questo film. È una cosa vergognosa voler togliere la scorta a Saviano, io non mi sento protetta da un ministro come lui". Così Federica Angeli, la giornalista sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia del litorale romano, alla cui vita è ispirato il film di Claudio Bonivento 'A mano disarmata', in sala dal 6 giugno in 220 copie distribuite da Eagle.
    A interpretare la giornalista di Repubblica in lotta con il clan della famiglia Spada di Ostia, Claudia Gerini, mentre Rodolfo Laganà è il vecchio capo clan; Mirko Frezza, lo Spada ch diede una testata al giornalista di Nemo, Daniele Piervincenzi; Francesco Venditti, il marito della Angeli; Francesco Pannofino, capo servizio del giornale e lo stesso Bonivento nei panni del direttore di Repubblica. Nel film, tratto dal libro omonimo di Federica Angeli e che ieri ha ricevuto il Nastro d'argento della legalità, la vera storia di questa donna condannata a un certo punto a una scorta non voluta, ma resa necessaria dal suo coraggio che ha involontariamente messo in pericolo la vita del marito e dei suoi tre figli adolescenti. "Questo film non è la solita serie di Gomorra, qui il male è visto attraverso la sofferenza - spiega Federica Angeli in conferenza stampa -. Per me è stato normale comportarmi in questo modo contro la criminalità di Ostia. Il messaggio di A mano armata è che ce la possono fare davvero tutti". "Il libro di Federica mi ha subito rapita - dice invece la Gerini -, ti spinge ad essere una persona migliore. Ho ammirato molto questa donna che mi è stata subito anche simpatica. Mi piace la sua ironia, il modo in cui prende la vita". Dice infine il regista: "Non sono qui per mandare messaggi.
    L'importante era raccontare la vita di Federica Angeli e spero solo di esserne stato all'altezza. Lei ha fatto qualcosa di straordinario".
    Difficoltà nel girare ad Ostia? "Anche se ne avessimo avute non ve le diremmo per ovvi motivi. Avevamo comunque le spalle coperte anche dalla crociata fatta da Federica".
    Infine, sul fatto che nel film il cognome Spada non compaia mai sostituito da un anonimo Costa, dice Bonivento: "è stata una cosa voluta, abbassava il livello della storia mettere dei riferimenti reali, era più importante raccontare il coraggio di questa donna".

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