Cultura

Alive in France, Abel Ferrara si racconta

Il regista in concerto con le canzoni dei suoi film

Alive in France

Redazione Ansa

Alive in France di e con Abel Ferrara è una forma di autoritratto d'artista in salsa musicale. Candidato al premio L'il d'Or per il miglior documentario al 70/o Festival di Cannes, il film - in sala dal 19 al 22 maggio distribuito da Mariposa Cinematografica - ci porta dentro la vita disordinata e sincopata del regista solo per qualche giorno. L'occasione sono i suoi concerti in Francia nel 2016 durante la rassegna sul suo cinema promossa dalla Cine'mathe'que de Toulouse intitolata Addiction at Work.
    Cosa si vede nel documentario? Come in un mega video-selfie, assistiamo alle rocambolesche giornate che hanno preceduto il concerto di Tolosa, con tanto di reunion della band, ovvero l'arrivo dal passato dei suoi storici amici, l'attore-cantante Paul Hipp e il compositore Joseph Delia (autore delle colonne sonore dei suoi film più importanti), e poi i concerti in giro per la Francia fino a quello di Parigi.
    In realtà non succede molto e succede troppo in questo documentario perché, come ha detto puntualmente Variety di 'Alive in France', è Abel Ferrara stesso un film. Ed è proprio così. Sono cinematografici i suoi amici, è cinematografica la sua giovanissima e bella moglie, Cristina Chiriac, che canta con la band e si lancia sul palco nel più sensuale dei semi-spogliarelli, ed e' cinematografico, infine, il suo modo di muoversi e di relazionarsi. E questo sempre in maniera diretta, da strada, da Bronx, con chiunque incontri.
    La storia di questo regista scomodo - autore de Il cattivo tenente, ma anche di Paura su Manhattan, 4:44 L'Ultimo Giorno sulla Terra, L'Angelo della Vendetta e China Girl - sta tutta anche nelle sue canzoni, cantate con la sua voce rauca, come 'Bad Lieutenant' (tratta dal film omonimo e scritta da lui stesso) che dice "I'm a bad, bad, man/Don't you understand/I'm a bad, bad, man/ Best you turn and ran/Oh oh", o la bellissima 'Midnight for You' (tratta dal film China Girl e scritta da Paul Hipp).
    Il motivo dell'utilizzo di tante canzoni autoprodotte? Semplice, spiega lo stesso Ferrara nel documentario: "E' anche una necessita', noi non possiamo comprare canzoni fatte da altri". Frase cult di 'Alive in France', è quella che dice lo stesso regista con il suo timbro roco: "Cos'è la musica nei film? Il respiro degli attori".
   

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