Cultura

Styx, una donna sola e il dramma dei migranti

In sala il film di Fischer, anteprima al Parlamento Europeo

La locandina del film Styx

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 11 NOV - 'Styx' di Wolfgang Fischer, già film d'apertura della sezione Panorama a Berlino e ora in sala dal 15 novembre con Cine Club Distribuzione Internazionale, è un film sull'emigrazione, e sulle sue molte anime, da non perdere. Il lungometraggio, che ha già ricevuto l'Human Rights Film Award 2018 e verrà proiettato al Parlamento Europeo il 15 novembre, racconta in modo originale cosa accade quando è un singolo a confrontarsi in mezzo al mare con una boat-people in avaria. Ambientato prima a Colonia e poi in mezzo al mare, Styx (ovvero Stige "il fiume che divide i morti dai vivi" ci tiene a spiegare il regista), ha come protagonista Rike (Susanne Wolff), quarantenne medico tedesca che si mette in viaggio da sola su una barca a vela da Gibilterra.
    Destinazione? Il paradiso, ovvero l'isola di Ascensione nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico. Rike è una brava e coraggiosa velista che, nei momenti di bonaccia, sfoglia un volume pieno di foto sulla sua paradisiaca destinazione finale, ma dopo una forte burrasca tutto cambia. La donna infatti vede a poca distanza un barca alla deriva piena di migranti che chiedono aiuto. Solo un ragazzo riesce ad aggrapparsi alla sua barca, mentre molti migranti affogano cercando di raggiungere Rike.
    Dopo svariati S.O.S., la guardia costiera le ordina di non immischiarsi troppo perché non ha i mezzi per poter aiutare i migranti. Ma di fronte a Rike continuano a morire uomini e donne e i suoi sensi di colpa montano. Che fare per salvare quegli uomini? "Volevo soprattutto creare un'emozione - ha detto a Roma il regista austriaco -, aprire un dialogo con gli spettatori. Spero che questo accada anche con il Parlamento Europeo anche se mi aspetto che i parlamentari europei populisti probabilmente neppure andranno a vederlo. Anche se è importante comunque confrontarsi e farlo vedere a chi prende le decisioni". E ha aggiunto Fisher: "L'idea principale del film era comunque di parlare di noi stessi mettendo lo spettatore medio in una prospettiva occidentale anche se oggi - ha concluso - con quello che sta accadendo, chiusura dei porti e altro, la consapevolezza del problema nei prossimi decenni si avvertirà meno. E questo perché i morti non saranno più in mare, ma nei deserti che attraversano per raggiungere i barconi verso l'Europa".(ANSA).
   

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