Cultura

Tully, una Charlize Theron che meritava l'Oscar

Una mamma alle prese con la depressione. Regia Reitman da Cody.

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 30 GIU - TULLY di Jason Reitman con Mackenzie Davis, Charlize Theron, Ron Livingston, Mark Duplass, Emily Haine, Elaine Tan, Colleen Wheeler, Marceline Hugot. Si rinnova il sodalizio artistico del regista canadese (figlio di Ivan Reitman) con la scrittrice e sceneggiatrice Diablo Cody che già ci avevano regalato l'esplosivo "Juno" e il delicato "Young Adult". In questo caso sotto il microscopio al femminile dei due finisce la vita quotidiana di una donna, Marlo, sfinita dai giorni e noti passati ad accudire i figli. Finché nella sua vita si materializza una baby sitter notturna (Tully) che pare una fata buona e dà il via a un'amicizia al femminile tanto paradossale quanto esilarante. Una commedia acre e originale che avrebbe meritato l'Oscar per la sua protagonista.
    Dalla spia di 'Atomica Bionda' ad una mamma alle prese con la depressione post parto. L'ultimo personaggio di Charlize Theron, appunto una mamma di tre figli nel film 'Tully', vuole anche accendere un faro su un problema troppo spesso ignorato, come conferma anche la sceneggiatrice Diablo Cody, la stessa di 'Juno', che ha confessato di aver vissuto gli stessi problemi.
    Nel film, nelle sale dal 28 giugno, Theron e' Marlo, una donna con tre figli sovraccarica di lavoro, che non dorme e con un marito distratto. Ad un certo punto arriva Tully, una tata impersonata da Mackenzie Davis, che promette di aiutarla. Nel corso della commedia drammatica, che ha un finale a sorpresa, emerge che Marlo ha una forma molto grave di depressione post parto, una vera e propria psicosi, che colpisce una donna su mille.
    Dopo le anteprime Usa alcune donne hanno criticato la pellicola, affermando che la figura di Marlo, che non riceve nessun aiuto per la propria condizione, potrebbe addirittura scatenare il problema nelle donne particolarmente sensibili, e che sarebbe stato meglio che nel film venisse aiutata. Ma secondo Cody, che ha scritto la sceneggiatura dopo la nascita del terzo figlio, e' proprio la solitudine della protagonista che dovrebbe scuotere le coscienze.
    "Penso di essere stata trasparente sul fatto che ho avuto dei problemi mentali - rivelava al New York Times -. Il mio cuore e' con chiunque abbia avuto a che fare con questo problema, proprio perche' e' cosi' ignorato. Qualche volta - aggiunge Cody - quello di cui hai disperatamente bisogno e' qualcuno che ti dica 'ehi, vedo cosa ti sta succedendo, e' una cosa seria che dobbiamo affrontare e che ha un nome'. E Marlo non ha questo conforto nel film".
   

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