Cultura

Figli 'diversi' tra ricchezza e povertà

In giornata contro razzismo presentato Per un figlio

Redazione Ansa

 Ci sono figli 'diversi' dall'una e dall'altra parte del muro che divide ricchezza e povertà. E' quello che descrive con puntualità Suranga Deshapriya Katugampala, cittadino italiano e immigrato di seconda generazione dello Sri Lanka con il suo 'Per un figlio', unico film italiano in corsa alla 52ma Mostra di Pesaro e ora in sala con Gina Film dal 30 marzo. Come racconta un immigrato italianizzato la sua comunità e l'integrazione? Probabilmente, come si vede appunto nel film presentato oggi a Roma nella giornata contro il razzismo, attingendo alla sua esperienza personale.
    Siamo nella multiculturale Verona. Qui vive una silenziosa badante dello Sri Lanka (Kaushalya Fernando vista gia' in Laterre abandonnee che nel 2005 ha vinto la Camera d'Or) che assiste una petulante vecchietta che ha bisogno di cure continue, giorno e notte. Ma la donna non trascura suo figlio (Julian Wijesekara) che vive con lei e cui dedica tutto il tempo libero.
    Il ragazzo però è problematico, preferisce stare con gli amici perdigiorno piuttosto che andare a scuola. Diventa spesso violento e la madre ne soffre e cerca in tutti i modi di recuperarlo. Alla fine, disperata, ricorre anche a un antico rito cingalese che cerca di salvare il ragazzo gettando fuori il male che c'è in lui.
    Diverso è il figlio della vecchietta che non si cura affatto della madre, non si fa mai vedere. Tanto che la badante si inventa sue visite immaginarie mentre lei dorme. O spaccia la spesa da lei fatta, come opera del figlio. Insomma due madri diverse che hanno come destino comune l'abbandono. Per la madre ricca, la distanza tra lei e il figlio è mediata dal denaro che lui dà alla badante, un modo discaricarsi coscienza e sensi di colpa. Per la madre povera, la distanza non deriva affatto dal suo disinteresse per il figlio, ma solo dalla sua povertà che ha costretto il ragazzo a vivere in un ambiente dove in fondo si sente un estraneo. "Non mi piace in assoluto l'idea di comunità, ma ci sono ormai in Italia tante persone di origine cingalese sulle quali si può contare anche come potenziali spettatori. E tra questi molti anche della seconda generazione che possono essere un ponte tra l'una e l'altra cultura", spiega oggi a Roma il regista. E ancora Suranga Deshapriya Katugampala: "non è un film autobiografico. Ho solo raccolto molte esperienze e storie che ho condiviso nella mia vita. Va detto comunque che per noi la figura della madre è una cosa sacra, si dice nel mio Paese 'non pregare Dio, ma prega tua madre'. Non si tratta però, ci tengo a dire, di mammismo".
    In conferenza stampa, oltre al critico Goffredo Fofi, anche Paula Buadet Vivanco, tra i fondatori di Italiani senza cittadinanza. Da lei un appello perché si sblocchi al più presto in Senato la legge per facilitare il diritto di cittadinanza agli immigrati che vivono da tempo in Italia.
    (ANSA).
   

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