Cultura

'In viaggio con Jacqueline', road movie bovino

In sala il film-favola di Hamidi che ha sbancato in Francia

In viaggio con Jacqueline

Redazione Ansa

 Dai produttori di 'Quasi amici' arriva in sala dal 23 marzo con Teodora 'In viaggio con Jacqueline' di Mohamed Hamidi, un road movie così fantastico da sembrare vero. Nel segno della favola e dei buoni sentimenti, il film mette in scena il singolare viaggio a piedi di un contadino algerino, molto Candide, di nome Fatah (Fatsah Buoyahmed) dal suo sperduto paesino in Algeria verso la sognata Parigi dopo essere stato invitato, insieme alla sua amata mucca Jacqueline, al Salone dell'Agricoltura. Cosa succede a Fatah e alla sua vacca di razza Tarentaise in questo lungo viaggio? Di tutto. Capace naturalmente di conquistare con la sua semplicità, il contadino, di volta in volta, diventa amico di una compagnia di guitti, recupera lo scombinato cognato Hassan (Jamel Debbouze) e anche 'sdogana' il pessimista algido conte in rovina di nome Philippe (Lambert Wilson). Nel frattempo il suo viaggio bovino on the road verso Parigi diventa virale sui social, e questo mentre nel suo paese la silenziosa moglie dubita, ingiustamente, della sua fedeltà. Dice il regista di questo film che in Francia ha conquistato più di un milione di spettatori: "da molto tempo sognavo di girare un road movie attraverso la Francia, un paese che conosco bene, poiché, da quando avevo 17 anni, l'ho percorso lavorando come supervisore nei campi estivi. E quando i bambini provenienti dalle periferie cittadine più difficili incontrano le persone che vivono in campagna, nascono dei momenti che riescono a toccarti in profondità. In viaggio con Jacqueline - continua - credo poi sia stato influenzato, a livello inconsapevole, da La vacca e il prigioniero, film del 1959 diretto da Henry Verneuil e interpretato da Fernandel, che da ragazzo ho visto almeno dieci volte".
    E ancora il regista e sceneggiatore di origine algerina nato nel 1972 a Bondy, periferia parigina di Seine-Saint-Denise: "se qualcuno mi chiede SE è un film politico, rispondo sì, ma come in una favola ciò è sottinteso, non dichiarato apertamente. In questi tempi difficili di conflitti politici e religiosi volevo mostrare che gli individui, qualsiasi sia la loro origine, possono vivere insieme e condividere molto aldilà delle loro differenze di ceto, cultura e religione".

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