Cultura

The Neon Demon, moda e sindrome Dorian Gray

Il regista Refn ai critici, creatività suscita reazioni

Redazione Ansa

 Il tentativo era quello di applicare la sindrome Dorian Gray alla moda. Una grande metafora di come le modelle, vittime sacrificali della bellezza da imitare, si potessero spingere anche a diventare cannibali (letteralmente) pur di sconfiggere tempo e chili di troppo. Ma, in realtà per 'The Neon Demon' di Nicolas Winding Refn, dall'8 giugno in sala con Koch Media, l'esordio al Festival di Cannes è stato negativo: solo buuu, proteste e nessun applauso. Ma il regista di 'Drive' e di 'Solo Dio perdona - Only God Forgives' replica in conferenza stampa: ''mi interessa il processo creativo più che il risultato. La creatività suscita reazioni''.
    Protagonista Jesse (Elle Fanning), bellissima modella che crea le invidie di colleghe meno giovani che la vogliono morta. Da qui scene di cannibalismo, occhi vomitati e tanto sangue per un film tutto giocato su un estetismo glamour che spesso ha fatto ridere la sala.
    Jesse insomma, giovane aspirante modella, molto orfana e molto Cenerentola, ma anche molto determinata nell'avere il suo momento di celebrità, approda a Los Angeles. Ma ha un problema, la sua bellezza perfetta, e forse ancor più la sua purezza, scatenano l'invidia delle sue colleghe che fanno di tutto per rubare quello che ha più di loro: la giovinezza.
    Da qui scaturisce una voglia cannibale, omicida, da parte delle più stagionate modelle che fa declinare il film verso l'horror, lo splatter con scene sanguinolente, occhi vomitati e, infiniti, momenti iper-estetici e troppo patinati. E con invasioni di campo in 'Mulholland Drive' di Lynch, 'Body Double' di Brian De Palma, e 'Eve' di Joseph L. Mankiewicz.
    Oltre la protagonista, Elle Fanning (Somewhere, Super 8, Maleficent), nel cast ci sono Keanu Reeves, Karl Glusman, Jena Malone, Bella Heathcote, Abby Lee e Christina Hendricks.
    Ancora sulla cattiva accoglienza della critica aveva detto irritato Refn a Cannes: ''L'opera d'arte, suscita reazioni. Se non fosse cosi' non sarei qui a perdere tempo, farei altro.
    D'altronde Cannes è il posto migliore dove far vedere i propri film. Quello che voglio davvero, alla fine, è che i miei figli vivano in un mondo integro senza compromessi''.
    Per quanto riguarda invece l'estetica di 'The Neon Demon' aveva sottolineato il regista danese: ''sono dislessico per le immagini. Per me sono essenziali per comprendere il mondo. Certo nel film c'e' qualcosa di perverso, di sensuale, i miei demoni, ma anche molta ironia''.
    Il vero tema di questo film? ''La terrificante consapevolezza che oggi il mondo intero ruota intorno alla bellezza.
    Un'ossessione che si vede in tv, sui media. Ma questo è anche ovviamente un lavoro centrato sulle donne dove gli uomini sono figure di secondo piano, solo fisici. In questo senso tutti gli uomini nel film sono dominati dalla donne se non quando le donne gli concedono di essere predatori''.
    Comunque nessuna voglia di criticare la moda: ''non sono un esperto di moda, non la volevo criticare, ma casomai solo una certa idea di bellezza''.
    Se c'è necrofilia nel film è poi solo perche' c'è nella società attuale: ''oggi la morte e la bellezza sono artificiali, si ritrovano insieme con la rivoluzione digitale''.
    Del suo personaggio aveva detto invece la Fanning: ''mi intrigava il suo lato triste. Sembra una ragazzina felice, luminosa, ma in realtà è molto triste prima di cambiare. 'The Neon Demon' - aveva aggiunto -, non è altro che Los Angeles, una città dove ho cominciato a fare cinema giovanissima, a 12 anni.
    In questo senso mi sono molto identificata nel personaggio di Jesse''.
   

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