Cultura

Cantet, la rabbia sulle terrazze dell'Avana

Il regista, Raoul Castro ha i suoi tempi

Redazione Ansa

   (ANSA) - ROMA - Sulle terrazze dell'Avana accade di tutto. Si sgozzano maiali, si fa l'amore, si litiga, si beve rum, si fa il tifo per Los Industriales e si conversa. Accade anche, come nel film Ritorno all'Avana di Laurent Cantet (Risorse umane), nelle sale da giovedi' con Lucky Red in sessanta copie, che una serie di cinquantenni amici di sempre fanno i conti con il loro passato, con la loro rabbia, con il rapporto di amore e odio con il regime che gli ha condizionato vita e amori. Il film, gia' presentato alle Giornate degli Autori alla Mostra internazionale del cinema di Venezia, e' stato scritto dal regista insieme al romanziere cubano Leonardo Padura considerato una sorta di Louis Ferdinand Celine cubano.

   I cinque amici, tutti intellettuali, che si ritrovano sul terrazzo stanno li' per festeggiare il ritorno a casa di uno di loro, Amadeo (Nestor Jimenez), che rientra sull'isola dopo 16 anni di fuga a Madrid. I cinque ballano, ridono, bevono, ricordano la giovinezza trascorsa insieme e le proprie vite. C'e' Amedeo, scrittore di successo prima della sua fuga in Spagna; c'e' poi Rafa pittore fallito e senza piu' ispirazione; Tania (Isabel Santos) invece, fa l'oculista mentre le sue figlie sono tutte fuggite dall'isola. Ma, come dice la donna, con questo suo mestiere non ci campa e cosi' accetta quello che i clienti gli portano, un pollo, del formaggio, del sapone... Aldo (Pedro Julio Diaz Ferran) l'unico di colore si adatta a fare batterie con materiale di scarto e per questo si e' rovinato le mani. Infine, c'e' Eddy (Jorge Perugorria), quello piu' dotato come scrittore e anche quello che ha fatto piu' compromessi. Ora e' un piccolo funzionario del regime, uno corrotto come tutti gli altri tanto da potersi permettere una bella giacca e del Whisky da portare agli amici.

  Tutti hanno sognato di poter cambiare la cose, ma alla fine e' la vita che li ha cambiati, solo che ora ne possono parlare. Questo e' un po' un film ''sulla rabbia. Tutti i personaggi hanno l'impressione di essere stati derubati della loro vita in un modo o nell'altro: che siano stati traditi o che si siano traditi. E' pero', va detto, una storia cubana ma anche una storia universale'' dice oggi a Roma il regista. C'e' in loro ''la voglia di ritrovare la forza del gruppo, lo slancio della giovinezza, di cercare di capire insieme come erano da giovani. Il fatto di aver creduto da giovani li ha resi piu' forti, mentre per i ragazzi di oggi a Cuba non e' cosi'. Non hanno voglia di vivere i sogni dei loro padri, parlano come i ragazzi di tutte le parti del mondo''.

Sul fronte dell'attualita' cubana, il film che non manca di critiche al regime, non solo ha ottenuto il visto delle sceneggiatura, ma verra' anche proiettato al Festival dell'Avana a dicembre. ''Raoul Castro - spiega il regista che ha girato il film interamente all'Avana - non vuole precipitare le cose nel segno del cambiamento. E fa bene. Una cosa, comunque, su cui sono d'accordo gli stessi cubani''. Prossimo film di Cantet? ''L'impotenza politica di un giovane che si trova, senza alcuna ideologia, in questa Europa in crisi''.

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