Cultura

Giletti, "Moretti mi ama ancora", lei "violenza intollerabile"

L'europarlamentare furiosa per intervista. Lui "Mi scuso"

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 22 MAG - "Alessandra Moretti? E' ancora innamorata di me, forse in parte anche io". Massimo Giletti si racconta, intervistato a tutta pagina oggi dal Corriere della Sera, ripercorrendo passato, famiglia, amori. Tra questi la relazione con Moretti, eurodeputata del pd, che smentisce pronta a denunciare: "Non tollero intromissioni nella mia vita privata e deploro il fatto che i miei figli, che hanno sempre avuto una madre e un padre presenti, vengano coinvolti e citati in simili contesti giornalistici", gli manda a dire con un comunicato girato alle agenzie, prima di sottolineare: "Mi riservo di tutelare nelle sedi opportune me e la mia famiglia". Poche ore più tardi arrivano le scuse del conduttore di Non è l'Arena: "Chiedo scusa ad Alessandra e alla sua famiglia se si sono sentiti offesi dalle mie parole, parlavo di amore inteso come affetto sincero tra esseri umani e non di relazione o di altro tipo di sentimento vista la grande stima che nutro da sempre per lei come donna e come madre".
    Tant'è, dalle pagine online del Corriere l'esponente Pd articola il ragionamento: "Puntare il dito contro una donna per accendere un faro su di lei, sulla sua vita privata e famigliare, senza alcun rispetto dei sentimenti e delle sensibilità delle persone coinvolte, come ha fatto Massimo Giletti con la sottoscritta, è una forma di violenza intollerabile", scrive Moretti. Che poi chiede "a tutte le donne e sempre di non retrocedere di fronte a ogni genere di intimidazione, a ogni livello e in ogni ambiente professionale.
    Non fate mai il passo indietro che vogliono altri, mai. I maschi che puntano il dito o alzano le mani contro una donna che dicono di amare sono un triste appannaggio del secolo scorso, eppure esistono ancora". L'europarlamentare cita a questo punto le cronache, piene ogni giorno di storie di molestie, soprusi, femminicidi così come di mobbing e di marginalità professionale, di stereotipi sulle mamme. "La mentalità e la cultura patriarcale sono lunghe e difficili da cambiare e si declinano in tanti modi- conclude- ma se ognuna di noi fa il suo, reagendo a quel dito puntato, il cambio di paradigma che serve a una società ancora dispari può essere alla nostra portata. E farà bene a tutti". (ANSA).
   

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