Cultura

Ossi di seppia, la memoria restituita ai giovani

Serie non fiction su RaiPlay, 30 anni tra Teche e testimonianze

Redazione Ansa

La polemica sul metodo Di Bella e lo scontro con la comunità scientifica, raccontati da Rosy Bindi, allora ministro della Salute. La tragedia di Rigopiano, con la slavina che spazza via 29 vite, rivissuta attimo per attimo da Giampiero Parete, uno degli ospiti del resort. Le dimissioni di papa Benedetto XVI, quell'annuncio in latino che l'11 febbraio del 2013 toglie il respiro e fa tremare le gambe alla vaticanista dell'ANSA, Giovanna Chirri, autrice dello scoop planetario, e spiazza il mondo intero. L'assassinio di Giulio Regeni in Egitto, una ferita ancora aperta, una vicenda ripercorsa da Carlo Bonini, vicedirettore di Repubblica, che per primo intuisce la gravità dei fatti. Il delitto di Cogne, la morte del piccolo Samuele nell'ambiente idillico di una villetta alpina, con la 'messa in scena' delle indagini supportate dalla scienza, la 'realitizzazione' dell'informazione, l'opinione pubblica che si scaglia contro l'unica colpevole disponibile.

Tutti eventi che hanno segnato gli ultimi trent'anni della storia italiana e il nostro modo di guardare il mondo, raccontati alle nuove generazioni attraverso le immagini delle Teche Rai, le fotografie d'archivio e il racconto di testimoni d'eccezione, protagonisti all'epoca dei fatti. E' "Ossi di seppia. Il rumore della memoria", la prima serie 'non fiction' prodotta da 42°Parallelo per RaiPlay, al via dal 12 gennaio: 26 puntate di un racconto seriale emozionale e immersivo, rivolto alla Generazione Z e ai Millennials, immaginato e voluto come antidoto per frenare la perdita della memoria collettiva.

In primo piano, tra le altre, la vicenda di Carlo Urbani, il primo medico ad identificare un virus sconosciuto e letale persino per lui, la Sars. E ancora la morte improvvisa del calciatore Davide Astori e quella di Dj Fabo. Il crollo del ponte Morandi. Il disastro nucleare di Fukushima e l'incidente di Seveso, due tragedie ambientali che attraverso le immagini d'archivio (le tute bianche che bonificano il terreno, l'istituzione di una zona rossa e l'invito delle autorità a restare a casa) ci riportano immediatamente all'oggi e alle ansie della pandemia.

"Le storie che raccontiamo con Ossi di seppia - sottolinea Elena Capparelli, direttore RaiPlay e Digital - sono destinate prioritariamente ai giovani e giovanissimi. E' un progetto ambizioso che vuole restituire valore alla memoria recente, trasformandola in qualcosa di pulsante e vivo per le nuove generazioni. Il nostro obiettivo è andare in controtendenza rispetto alla velocità e alla massa indistinta di informazioni in cui siamo sempre più spesso sommersi, per offrire riflessioni e prospettive di lettura attraverso il patrimonio delle Teche Rai, attraverso testimoni d'eccezione, ma soprattutto grazie ad una modalità narrativa moderna nel linguaggio e nel formato".

"La lezione della maggior parte delle pandemie è che non lasciano nessuna lezione. Ossi di seppia lavora proprio su questa mancanza", fa notare Mauro Parissone, direttore editoriale di 42°Parallelo. "L'impensabile è la chiave di lettura sulla quale abbiamo declinato il progetto. L'epoca del virus è uno spartiacque. Ci interessava ripensare la memoria dopo il coronavirus, agganciarci al nuovo immaginario. Alla nuova necessità di ricordare. Riabilitare storie e frammenti che prima non avremmo preso in considerazione. Per questo abbiamo scelto di non parlare del Covid-19, poiché rappresenta il presente e sarà il nostro presente. Ma di usare invece storie di ieri che hanno una forte connessione con ciò che stiamo vivendo il presente, lavorando sui sentimenti che questo cambiamento produce".

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