Cultura

Mandolesi, racconto chi dopo il sisma non si arrende

Nel documentario Vulnerabile bellezza. 'Ricostruzione quasi zero'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 23 AGO - Il quotidiano di una giovane coppia di allevatori, allevatori, Michela e Stefano, insieme ai loro due figli piccoli, Diego, ed Emma, che dopo aver perso quasi tutto nella scossa di terremoto nel centro Italia del 2016 che ha colpito anche il loro paese Ussita, nelle Marche, crede e lotta con coraggio per restare nella propria terra e ricominciare. E' lo sguardo sulle conseguenze del sisma di quattro anni fa, offerto dal documentario Vulnerabile bellezza, già premiato al festival dei Popoli, vincitore di un Globo d'oro, selezionato da vari festival internazionali e disponibile per il noleggio e l'acquisto digitale su Gg Entertainment, oltre che in dvd. Sono anche partite le trattative con varie tv, sia in Italia che all'estero.
    Mandolesi non utilizza elementi didascalici, interviste o ricostruzioni, ma lascia la parola alla natura e alla vita che scorre. "Quando ho conosciuto Stefano e Michela, mi ha molto colpito moltissimo il loro punto di vista sul terremoto e ho deciso di raccontarli - Spiega all'ANSA Mandolesi, classe 1977, marchigiano che ha seguito la vita della famiglia per più di un anno, tra il 2017 e il 2018 -. Si battono attraverso il lavoro per restare nella loro terra. Stefano dice proprio 'io lotto per far crescere i miei figli dove sono cresciuto io''. Mandolesi ha lavorato per varie reti televisive "e ho seguito molte situazioni complesse di questo Paese, dalla val Susa all'Ilva di Taranto. Sapevo che dopo il clamore mediatico dei primi mesi, l'attenzione sulle popolazioni colpite dal sisma sarebbe scemata, così ho deciso di parlare del terremoto, della mia terra, utilizzando una chiave diversa. Non solo pietismo, ma far conoscere le vicende del territorio e le difficoltà che le persone continuano a vivere anche adesso". La situazione a quattro anni di distanza, "è praticamente identica. La ricostruzione è quasi zero, molti stanno nelle sae (soluzioni abitative in emergenza), non ci sono luoghi d'aggregazione, i servizi sono a singhiozzo. Le persone non sono molto invogliate a rimanere sul territorio e molte che se ne sono andate, non torneranno più". (ANSA).
   

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