Cultura

Trapped

La serie ideata da Baltasar Kormàkur (Islanda, 2015 – 1 stagione)

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Redazione Ansa

Non senza ironia “Hollywood Reporter” l’ha definita “una pietanza da piccolo schermo di qualità superiore: per le buie notti invernali”: la serie, infatti, è stata girata quasi interamente a -30 gradi, a Siglufjörður, un piccolo centro nell’estremo nord dell’ Islanda. Inizia con un flashback che fonde sensuale erotismo ed un drammatico incendio, che causa la morte di una ragazza. A quell’ evento di anni addietro è legato il macabro ritrovamento in mare, nell’ oggi, del busto di un uomo senza testa e arti. Un dettaglio criminale da manuale per un vero giallo ad enigma.

Una paurosa tempesta di neve, un traghetto bloccato con i suoi viaggiatori, i destini incrociati di una manciata di famiglie e lo spettro della crisi economica che nel 2008 mise in ginocchio il paese, sono i pezzi del rompicapo che un poliziotto locale alto ed obeso, nel mezzo di un definitivo divorzio e finito ai limiti del mondo per qualche sinistra scorrettezza subita nella capitale, deve mettere insieme per risolvere il mistero di un paio di cadaveri e di un traffico di immigrati clandestini. Kormàkur, che si è costruito una solida fama nell’action e nel thriller approdando nel mainstream hollywoodiano, punta tanto sulla densità stratificata del mistery e su una popolazione di notevoli caratteri ed attori quanto sulla pressione drammatica dell’ambiente e della natura. Il risultato è un noir dal passo cadenzato ma inarrestabile, ghiacciato e umidissimo, dove ogni personaggio, prima o poi, finisce per rivelare anfratti drammatici. Pare che lo share della messa in onda in Islanda abbia superato l’ 80% e che i Weinstein abbiano acquisito i diritti per un remake in lingua inglese.

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