Cultura

Billions

La serie ideata da Brian Koppelman, David Levien e Andrew Ross Sorkin (USA, 2016, 2 stagioni)

Billions

Redazione Ansa

Il plot orbita interamente intorno alla sfida, spietata, tra un finanziere e un procuratore distrettuale. O meglio: si tratta dei due vertici di un triangolo. Chuck Rhoades (Paul Giamatti) è un influente e integerrimo pubblico ministero di New York che non ha mai perso un caso (nell’intimità, tuttavia, indulge in riti sadomaso con la moglie). Bobby Axelrod (Damian Lewis) è un miliardario di cinica abilità le cui fortune, però, affondano oscuramente in speculazioni legate all’ 11 settembre. Wendy (Maggie Siff: chi ha amato Mad Men la ricorda bene) è una terapeuta motivazionale che lavora nella stessa società di Axelrod – ma è anche la moglie di Chuck. Billions si ispira al lavoro del procuratore Preet Bharara e Andrew Ross Sorkin, uno dei co-ideatori, conosce bene il mondo dei crimini finanziari (è autore del libro “Il crollo: Too Big to Fail”, dal quale è stato tratto nel 2011 l’omonimo film).

Ma al di là dei numerosi colpi di scena, delle svolte repentine e della recitazione estrogenata, la messa a fuoco sta tutta nell’ideale confronto giustizia/economia ridotto ad un duello tribale, ad uno scontro senza quartiere di cui la cronaca è uno specchio impotente: se la finanza si basa sulla sopraffazione, la speculazione sulla temerarietà e il profitto sullo sfruttamento, qual è il reato da sanzionare in economia? I due protagonisti, che si battono come due cacciatori in un villaggio del neolitico (“non fanno che danzare e darsele di santa ragione”, “Los Angeles Times”), sono anche una inquietante obiezione nei confronti dell’esistenza di una “civiltà” capace di redimere i torti, punire i soprusi e bonificare le ingiustizie.

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