Nel 1994 l'ex-star del football ed attore O.J. Simpson viene accusato dell'omicidio dell'ex-moglie Nicole Brown e del suo compagno. Il caso ebbe impressionante risonanza mediatica per via della violenza dell'omicidio, della notorietà del presunto assassino e dell’incandescente dibattito sul razzismo e la discriminazione degli afroamericani che la strategia difensiva riuscì clamorosamente a imporre all’ attenzione della giuria, e della opinione pubblica, a discapito della valutazione oggettiva di prove, indizi e risultati dell’ indagine.
La forza della serie sta nel mostrare con puntigliosa efficacia, passo funky e humour tagliente come il verdetto finale sia inscindibile dallo spirito collettivo dell’ epoca – contro ogni mitologia della indipendenza e imparzialitá della giustizia. È come se Scott Alexander e Larry Karaszewski, nel mettere in scena gli effetti paradossali di un caso senza precedenti, rivelassero anche che si trattava del battistrada di quella mediatizzazione estrema in cui siamo quotidianamente immersi oggi (che sarebbe successo se all’ epoca del processo fossero già esistiti Facebook e Twitter?). In ogni caso, il considerevole successo di pubblico e di critica della serie è un ulteriore prova di come la narrazione lunga sia uno strumento notevole per le ricostruzioni storiche, soprattutto quando gli eventi che narra hanno avuto conseguenze così profonde. “Il finale ‘croccante’, così fresco, importante e vitale, di questo processo concluso mostra il lavoro incompiuto che domina ancora oggi la vita americana”(“Variety”)
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