Cultura

Su Canale 5 serie su papa Francesco

Progetto internazionale da 15 milioni dollari, preso da Netflix

Redazione Ansa

Più inchiesta che santino, arriva su Canale 5 il 7 e l'8 dicembre 'Francesco - Il Papa della gente', la prima serie tv dedicata alla vita del Pontefice. "Una storia avvincente, dolce e durissima - la descrive Piersilvio Berlusconi - che ci fa capire chi è il Papa. Perché è evidente che le sue scelte di oggi sono anche frutto della sua storia di ieri". L'opera firmata da Daniele Luchetti - acquistata da Netflix per l'utilizzo streaming in tutto il mondo, Europa esclusa - racconta il percorso umano e spirituale che ha portato Jorge Bergoglio dall'Argentina all'elezione del 2013 in San Pietro. Ideata, prodotta e finanziata da Mediaset con 15 milioni di dollari, la serie è stata realizzata da Taodue in 16 settimane di riprese tra Argentina, Germania e Italia. ""Francesco, il Papa della gente" rappresenta per Mediaset una grande sfida sia in termini artistici - dice l'ad del Biscione - sia di investimento economico. Noi italiani siamo stati i primi al mondo a impegnarci per realizzare un prodotto tv sulla vita del Papa: un'opera di respiro globale, ad alto budget, con cast internazionale e un regista italiano di prima grandezza. La portata dell'operazione - aggiunge - è valorizzata anche da una scelta artistico-produttiva totalmente innovativa: girare contemporaneamente due prodotti diversi, il film per la sale cinematografiche e la serie tv. Il film, "Chiamatemi Francesco", è uscito un anno fa con ottimi riscontri sia di pubblico sia di critica e non è ancora mai passato in tv, nemmeno in pay". In attesa di vedere la pellicola sul piccolo schermo, magari l'anno prossimo - come ipotizza il direttore generale contenuti Mediaset Alessandro Salem, spiegando che è già stata venduta in oltre 40 paesi - sarà la serie tv a mostrare il lato più umano del Pontefice, a partire dal bacio con la fidanzatina di quando era ragazzo, che apre la prima puntata. Poi la scelta di diventare gesuita, la vocazione di missionario frustrata dai superiori e gli anni di insegnamento a Santa Fe, dove portò Jorge Luis Borges a fare lezione. A 36 anni la promozione a superiore provinciale dei gesuiti, che anticipa di poco gli anni durissimi della dittatura, in cui nasconde nel collegio da lui diretto dei seminaristi oppositori del regime e cerca di convincere Videla, per cui dice messa, a liberare dei sacerdoti 'spariti' da una favela. "Con una figura come il Papa c'era il rischio di fare un santino, io ho cercato di evitarlo - racconta il regista, che insieme a Pietro Valsecchi è stato in Argentina alla ricerca di amici e collaboratori di Bergoglio - di mettermi sulle tracce di un uomo e di raccontare come mai oggi è così, attraverso quali inferni è passato. Ho capito che il film si poteva fare quando una sua collaboratrice mi ha detto che lo aveva visto sorridere la prima volta quando è diventato Papa. Ho scoperto che Bergoglio era sempre stato un uomo preoccupato e questo - riflette - ha scatenato la mia curiosità di narratore". Non è dato sapere cosa pensi Papa Francesco di questa sua biografia, ma non gli deve essere dispiaciuta, se lo stesso Vaticano ha invitato 7000 persone ad assistere alla proiezione del film 'Chiamatemi Francesco' in sala Nervi: "è stato più emozionante di Cannes, c'erano senzatetto, parrocchiani, anziani, religiosi che accompagnavano la proiezione con urla e commenti, ho visto addirittura - scherza Luchetti - delle suore fare la 'ola'". Caso vuole che mentre Mediaset era al lavoro su 'Francesco', Sorrentino stava girando per Sky 'The young pope': "sono due partite diverse, anche Moretti ha firmato 'Habemus Papam', è comunque curioso - nota il regista - che tre laici abbiano fatto un'opera sul Papa". Sarà anche questo l'effetto Bergoglio che, per dirla con Luchetti, "non è il buon parroco di famiglia, ma un uomo capace anche di arrabbiarsi e sbagliare, una persona cui è toccato vivere".

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