Cultura

Da Ferrario a Rossi tutti pazzi per la stand up comedy

Arene piene e format tv, il genere piace soprattutto ai ragazzi

Edoardo Ferrario

Redazione Ansa

È una sera di caldo feroce a Roma. Eppure la Cavea dell'Auditorium Parco della musica è piena fino all'ultimo posto. Soprattutto di ragazzi. Sul palco, solo con un microfono, c'è Edoardo Ferrario con il suo Dittatore sanitario. Parte di chi legge ora si chiederà "chi?". L'altra comincerà a ridere pensando alle sue irreverenti elucubrazioni.

Classe 1987, una laurea in Giurisprudenza e parallelamente una gavetta tra la web serie Esami e la tv con Sabina Guzzanti, la Gialappa's e Serena Dandini, è la nuova star del genere che sta riempiendo locali, teatri, arene oltre all'universo sconfinato degli streaming: la stand-up comedy. Ovvero, dal mondo anglosassone, quel genere di intrattenimento in cui l'attore o l'attrice si esibisce "in piedi" (stand up, appunto) da solo, rivolgendosi direttamente al pubblico senza maschere né quarta parete. Il tutto, anche suon di satira e colpi bassi politically uncorrect. Per avere un'idea, oggi in America si contano più di 250 Comedy club "ufficiali", praticamente uno in ogni grande città. Il grosso del pubblico italiano ha cominciato a scoprirne i "divi" grazie a piattaforme come Netflix, che da tempo ospita star come Ricky Gervais o Bill Burr. Con una febbre che ha riempito anche le platee, come raccontano i sold out agli Arcimboldi di Milano e all'Olimpico di Roma a giugno per Louis C.K.: sì; una leggenda nel mondo della stand-up comedy internazionale, ma anche tutto uno show in lingua che ha richiamato non spettatori stranieri, come si poteva immaginare, ma italiani, perfettamente a loro agio con ritmo e battute. Lo stesso è accaduto con la prima data italiana di John Cleese, Il leggendario fondatore dei Monty Python in Last Time to see me before I Die. E ancora con il britannico Jimmy Carr in Terribly Funny. A novembre sarà invece la prima volta nel nostro Paese della regina della stand-up comedy australiana Hannah Gadsby, al Teatro dal Verme di Milano.

Non solo stranieri, però. Da Giorgio Montanini, considerato il pioniere in Italia, a Saverio Raimondo, diventato il re del genere in tv, la febbre ha contagiato un'intera generazione di talenti nostrani, che tra social e locali hanno poi trovato anche il palcoscenico tv di Comedy Central con Stand Up Comedy Show, programma che porta le telecamere in platea, senza censure (o quasi). Già, perché la stand-up comedy non guarda in faccia a nessuno e spara a zero, che si parli di sesso, uomini, donne, cancel culture, disabilità, politica, preti, razzismo o criptovalute. Ma c'è anche chi, come Paolo Rossi, in questi giorni ne usa la formula per un omaggio al poeta Quinto Orazio Flacco in Stand Up Orazio. Oggi i big per i quali il pubblico, e soprattutto i giovani, si mette in fila sono Valerio Lundini, Luca Ravenna, Stefano Rapone. E soprattutto Edoardo Ferrario, primo italiano a conquistare un Comedy Special su Netflix con il suo Temi caldi registrato dal vivo al Santeria Social Club di Milano, oggi visibile nei 190 paesi in cui la piattaforma è disponibile. Ma Ferrario è protagonista anche su Raiplay con Paese Reale, Diamoci un tono e uno speciale Collection. È in libreria per Mondadori con Siete persone cattive - Storie comiche di mostri italiani e in autunno sarà nel cast del nuovo talent di Prime Video "Prova Prova Sa Sa". Dopo di lui, su Netflix sono approdati anche Francesco De Carlo, Saverio Raimondo e, dopo il successo di Lol, Michela Giraud (ora in tournée con La verità, nient'altro che la verità. Lo giuro… reloaded). E' lei oggi la più popolare di una schiera, non affollatissima ma altrettanto graffiante, di stand-up comedians al femminile con Velia Lalli, Laura Formenti, Martina Catuzzi, Daniela Delle Foglie, Emanuela Fanelli e Chiara Becchimanzi (in scena con Terapia di gruppo).

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