Cultura

Barberio Corsetti, le mie 'Rane' attuali

Il regista debutta il 29 giugno a Siracusa con Ficarra e Picone

Redazione Ansa

 PALERMO - La commedia politica per eccellenza, "Le Rane" di Aristofane, debutta a Siracusa il 29 giugno, con Ficarra e Picone, regia di Giorgio Barberio Corsetti. Il tema è la salvezza dello Stato, quando la corruzione dilaga. Quando "Le Rane" di Aristofane debuttò ad Atene, i grandi tragici erano tutti scomparsi, la città versava in condizioni drammatiche, dopo anni di guerra del Peloponneso, la corruzione e i politicanti imperversavano. Nulla di nuovo sotto il sole, e Ficarra e Picone debuttano nei ruoli di Dioniso e di Xantia, che hanno il compito di andare all'Ade per riportare in vita almeno Euripide. E' infatti il teatro e la poesia che possono salvare la città.
Il regista è Giorgio Barberio Corsetti, uno dei più innovativi del panorama internazionale, fondatore de "La gaia scienza", che spesso nei suoi spettacoli utilizza filmati o altri generi di contaminazione visiva.
Per Corsetti gli intellettuali oggi possono salvare la città o lo Stato. "Soprattutto i poeti - spiega - la poesia può salvare tanto, sapere ascoltare l'altro consente di costruire qualcosa. Il Teatro è una collettività che si riunisce, è la quintessenza del vivere sociale, fuori dal frastuono della civiltà contemporanea. La poesia e il teatro servono a guardare in profondità, a conoscere se stessi, a porre domande e a svelare qualche enigma".
Le Rane descrivono un mondo politico perennemente in lotta, con una forte propensione alla corruzione. Un tema troppo attuale? "C'è una tendenza strana in Italia - risponde il regista - la politica tende a considerare il pubblico e gli italiani in genere meno intelligenti e meno colti di quanto non siano. E invece il pubblico merita ben altro. Allora Atene aveva subito due colpi di Stato, e nei confronti dell'avversario si diceva 'deve morire'. Oggi non si arriva a tanto, per fortuna, ma l'altezza morale suggerita dai tragici greci sembra sparita per sempre. Ecco perché Dioniso, dio del teatro, depresso e disperato, decide di varcare la soglia degli inferi per ridare vita ad Euripide. Il viaggio di Dioniso e del suo servo Xantia all'Ade propone una comicità bassa, piena di invettive ai politicanti, e dall'altra, invece, una lingua altissima, un dibattito tra Eschilo ed Euripide, pieno di citazioni dal grande valore civile e morale". Insomma una commedia che potrebbe insegnare tanto ai nostri politici. "Se la politica prende atto che il suo unico compito è realizzare il Bene comune - osserva Barberio Corsetti - ha centrato l'obiettivo. Le risse e le continue polemiche non portano lontano, in questo senso il teatro greco è una miniera di insegnamenti aurei".
Per il grande regista oggi in Italia "c'è un grande desiderio di teatro, ma i teatri accettano e producono teatro commerciale, di basso spessore. La gente vorrebbe e merita altro. Stiamo assistendo al tramonto di una civiltà, la nostra, e la forza di certo teatro anni '80 si sta perdendo. Ma qui a Siracusa, dove lavoro per la prima volta, siamo difesi dalla poesia dei greci.
Questo è un teatro sacro".
Ma se lei fosse Dioniso e potesse andare all'Ade, chi riporterebbe in vita? "Non ho dubbi. Sciascia e Pasolini, per la dimensione civile, per lo spessore morale, per la critica scomoda e corrosiva, uno sguardo lucido sul nostro mondo. E' di questo che avremmo tanto bisogno." 

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