Cultura

Corpi e colori In-Luce, Moskin Ghalam in scena a Firenze

Performance del ballerino iraniano tra poesia e body art

Redazione Ansa

Luce dai colori, luce su mani e visi, luce che plasma la materia: è un viaggio nella creazione lo spettacolo messo in scena dalla pittrice iraniana Tannaz Lahiji al teatro Florida di Firenze. Con lei, sul palco buio, uno Shahrokh Moshkin Ghalam in stato di grazia, volato in Italia da Parigi, dove vive, per 'In Luce', il progetto della connazionale, realizzato in collaborazione con il fotografo Claudio Bartoli e il coreografo Roberto Sartori.

Nel buio della scena il famoso ballerino "riceve" il colore dalle mani di Tannaz e, parodia della vita, mentre alle sue spalle un ceramista modella un vaso su un tornio, prende vita e comincia a girare su se stesso, alla maniera dei dervisci rotanti, immerso nel suono del tanbur (un tradizionale strumento a corda persiano, ndR) e del violoncello. Un grande impatto scenico per un'opera multimediale, dove la creazione si muta in "eshgh", amore.

"Vi è come una tendenza animista che pervade la creazione artistica di Tannaz, la quale dichiara di farsi guidare dai colori, come se questi la chiamassero e le indicassero da soli come muoversi sulla tela - dice di lei Giulia Ballerini - L’artista con il colore (significativamente) giallo aggredisce il corpo di Shahrokh, che una volta bagnato di questa sostanza liquida, come fosse vitale, inizia a muoversi. Alle spalle del ballerino, un video mostra il processo creativo di un maestro ceramista che modella un vaso d’argilla, partendo da un pezzo informe di materia. Allora lui, animato dalle mani dell’artista-creatrice, comincia la sua danza, roteando prima la testa, poi le spalle e in un vorticoso girare su stesso, ossessivamente e ininterrottamente, com’è tipico della danza sufi, diventa lui stesso il vaso: aprendo le braccia e chiudendole sulla sua testa come fossero le anse del vaso prende la forma di quel vaso che, nel video alle sue spalle, il maestro ceramista all’opera ha nel contempo creato". Gli stessi concetti di materia ed energia pervadono la personale di Tannaz aperta da ieri a Sesto Fiorentino (Firenze).

Moshkin Ghalam apporta alla coreografia contemporanea la tradizione della danza iraniana, della letteratura persiana e delle antiche leggende del suo paese di origine. Ma la censura islamica, in Iran, penalizza la danza, e la limita a quella folcloristica (che ha come protagonisti gli uomini e non le donne). Ecco che quindi Ghalam, cresciuto e formato a Parigi, dove la sua famiglia si era trasferita, è di fatto uno dei suoi ambasciatori nel mondo.

Tannaz, originaria di Teheran, è docente di Disegno e Anatomia artistica alla Libera accademia di Belle arti di Firenze, e ha esposto a Londra, Mosca, Los Angeles, Shanghay, e anche in Afghanistan nell'ambito di un progetto culturale. Tannaz è l'esempio di un Iran straordinariamente prodigo di artisti, poeti, miniaturisti e scrittori, e che troppo spesso rimane relegato nelle cronache di geopolitica internazionale. "Credo che l'arte non abbia confini - dice l'artista a proposito del suo Paese - e che la produzione artistica iraniana sia una preziosa occasione di contaminazione culturale, e di confronto con un approccio peculiare, positivo, tra i popoli e le culture. L'Iran non e' un Paese arretrato, come molti oggi pensano in Occidente, bensi' ricchissimo di storia e con una produzione contemporanea variegata e di spessore internazionale molto apprezzata nel mondo".

 

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