Cultura

Maurizio Lombardi, 'io ispettore affronto Ripley a muso duro'

È il poliziotto nella serie al via il 4 aprile su Netflix

Redazione Ansa

(ANSA) - LOS ANGELES, 03 APR - "Pietro Ravini è un ispettore di polizia molto acuto, tosto e serioso. Non ha nulla dell'investigatore italiano, buffoncello e un po' impacciato, che di solito compare nei film americani", spiega l'attore Maurizio Lombardi, raccontando all'ANSA il suo personaggio in Ripley, il dramma psicologico in otto episodi che domani arriva su Netflix.
    Il britannico Andrew Scott (Fleabag, Estranei) interpreta l'abile e ambizioso truffatore dei romanzi di Patricia Highsmith, che viene assunto da un ricco industriale newyorchese per riportare a casa il figlio fannullone (Johnny Flynn, famoso per Lovesick, Emma), in Italia con la fidanzata Dakota Fanning (The Equalizer, The First Lady). Oltre a questo trio, nelle ultime puntate emerge un altro personaggio di primo piano: "Quando ci scappa il morto, entra in campo il poliziotto", sorride Lombardi, che è a Los Angeles per la première della serie scritta e diretta da Steven Zaillian, sceneggiatore premio Oscar per Schindler's List e creatore della miniserie giudiziaria "The Night Of - Cos'è successo quella notte?", con John Turturro e Riz Ahmed.
    Dopo aver interpretato il cardinale Mario Assente in The Young Pope e The New Pope di Paolo Sorrentino, Lombardi, fiorentino, 50 anni, quest'anno sarà sul piccolo schermo anche con Citadel: Diana, primo capitolo internazionale della serie d'azione prodotta dai fratelli Russo per Prime Video, e con M.
    Il Figlio del secolo, l'adattamento del primo romanzo di Antonio Scurati su Benito Mussolini, firmato dall'inglese Joe Wright.
    "Non avevo letto Il talento di Mr Ripley e non amavo il film di Anthony Minghella, con Matt Damon, Jude Law e Gwyneth Paltrow - ammette Lombardi -. Ma la scrittura precisa, meticolosa nei dettagli dell'Italia degli anni '50 e '60, e la scelta del bianco e nero mi hanno portato a costruire un personaggio tosto, in grado di affrontare Tom Ripley senza soggezione. Ho studiato foto, video, film dell'epoca, per assorbire quella classe, quel modo di fumare, di vestirsi o incrociare le gambe. Una raffinatezza che si trovava nei bar milanesi negli anni '60".
    (ANSA).
   

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