Cultura

Valerie June, non conosco confini

La cantautrice americana a Milano per un concerto il 23/7

Redazione Ansa

Autobiografia, poesia e racconto musicale dell'America si incontrano nelle canzoni di Valerie June, oggi al Circolo Magnolia di Segrate, data unica italiana del suo tour.
Dopo l'acclamato 'Pushin' Against the Stone' del 2013, creato in parte con Dan Auerbach dei Black Keys, a marzo è uscito 'The Order of Time', che vede la cantautrice del Tennessee intrecciare ancora bluegrass, soul, gospel, blues, country e rock: "Mi lascio ispirare da ogni cosa - racconta Valerie June all'ANSA - Una mostra d'arte o un cuore infranto, e tutte le persone che con le loro canzoni mi hanno fatto venire voglia di ridere o di piangere: io sento le voci e le seguo".
Figlia del promoter Emerson Hockett (recentemente scomparso), che lavorò tra gli altri con Prince e Bobby Womack, l'artista è una studiosa delle sue fonti, a cui dedica ricerche bibliografiche: "Ho cominciato a farlo al liceo con Janis Joplin e la sua generazione: cercavo filmati di Jimi Hendrix, resoconti biografici e documentari per sapere dove fossero cresciuti, chi fossero i loro amici, quali cibi o vestiti preferissero. Non mi sono mai accontentata di conoscerli superficialmente". L'ultimo album l'ha portata tra miti americani come la Carter Family, Diana Ross, Dolly Parton e Bob Dylan fino a Franoise Hardy e Fela Kuti: "Questo disco è frutto di un decennio di scrittura e viaggi: un musicista non deve conoscere barriere".
Alla confluenza di diversi suoni l'artista spicca per la sua voce personale, segnata da un timbro profondo e nasale inconfondibile quasi come la sua capigliatura da gorgone, e per l'approccio apertamente emotivo: "Quando suonavo nella metropolitana la cosa più emozionante che potesse capitarmi era sollevare l'umore di qualcuno che aveva passato una brutta giornata. La musica è condivisione, è spirituale".
Un'opinione che discende anche dalla sua formazione gospel: "Sono sempre andata in chiesa, sono cresciuta con l'idea che la voce fosse uno strumento fatto per ispirare: sentire Sam Cooke o Van Morrison mi fa quell'effetto e cerco di restituirlo agli altri".
A maggio 2016 Valerie June fu invitata alla Casa Bianca da Michelle Obama per Turnaround Arts, programma di insegnamento artistico nelle scuole dei quartieri disagiati che vede tra i suoi altri mentori Dave Matthews, Jackson Browne e Whoopi Goldberg: "Non temo eventuali tagli con la nuova amministrazione. C'è una responsabilità prima di tutto degli artisti, che devono impegnarsi in prima persona per ispirare i bambini, non dobbiamo aspettare il governo. Dopo aver invitato alcuni alunni a un nostro soundcheck e concerto, ho scoperto dal loro preside che una ragazzina si sarebbe iscritta a una scuola per tecnici del suono. Per fare ciò non servono finanziamenti, basta dedicare il proprio tempo".

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